Black Money, rigettata l’istanza di rimessione: il processo rimane a Vibo
Il processo “Black money” contro la cosca dei Mancuso deve restare a Vibo Valentia. L’ha deciso la Corte di Cassazione rigettando l’istanza di rimessione ad una sede diversa (per legittimo impedimento) presentata lo scorso 14 di novembre dai difensori di 22 degli imputati.
Secondo i legali vi sarebbe stato un “grave turbamento esterno” e “un legittimo sospetto sul Tribunale di Vibo Valentia”. Da qui la richiesta alla Suprema Corte che il processo fosse portato nel Tribunale di Salerno, in Campania.
In pratica, sempre in base agli avvocati, intorno al dibattimento vi sarebbe stato un “clima” creato da alcuni organi di informazione in seguito alle dichiarazioni spontanee rese da Pantaleone Mancuso, detto "Scarpuni", anch’egli imputato. A queste avrebbe fatto seguito, poi, la presa di posizione sulle stesse da parte della Camera penale del capoluogo calabrese, di Unicost e dell'Anm, l’Associazione nazionale dei magistrati che, nelle scorse settimane, si era riunita proprio nel tribunale di Vibo per stigmatizzare il “clima” in cui si sta celebrando il processo.
La richiesta di remissione era stata formulata dagli avvocati Armando Veneto, Giuseppe Di Renzo, Francesco Sabatino, Leopoldo Marchese, Domenico Chindamo, Mario Bagnato, Antonio Porcelli, Salvatore Staiano, Michelangelo Miceli, Nicola Cantafora e Francesco Calabrese per gli imputati Giovanni Mancuso, Giuseppe Mancuso, Damian Fialek, Antonino Castagna, Agostino Papaianni, Antonio Prestia, Gaetano Muscia, Pantaleone Mancuso ( “Scarpuni”), Nicola Castagna, Carmela Lopreste, Giuseppe Papaianni e Ottorino Ciccarelli.
Il processo quindi andrà avanti con l’inizio della requisitoria del pm Marisa Manzini, già fissata per domani, 28 dicembre.