“Black Money”, il pentito Mantella al controesame: si autoaccusa di 8 omicidi
È collegato in videoconferenza da una località protetta, in un sito conosciuto solo dagli uomini che lo stanno nascondendo: il pentito Andrea Mantella sta deponendo stamani nel corso del processo derivato dall’operazione “Black Money”, contro il temuto clan Mancuso di Limbadi, nel vibonese.
Mantella è comparso sugli schermi installati nell’aula bunker del tribunale del capoluogo (presidente Vincenza Papagno, a latere Giovanna Taricco e Pia Sordetti) per quello che è il controesame in cui il collaboratore di giustizia deve rispondere alle domande che gli verranno poste dai legali della difesa.
Il pentito mercoledì scorso, 5 ottobre, era già comparso, e sempre in via telematica, davanti ai giudici spiegando i rapporti tra il clan Mancuso e quello dei Lo Bianco, in particolare sui presunti guadagni degli affari illeciti in città e sulla percentuale che, a suo dire, i Lo Bianco dovevano ai Mancuso. Cosca quest’ultima, di cui Mantella ne ha evidenziato l’indiscussa supremazia sul territorio.
Fino ad ora il pentito ha già risposto alle prime domande in cui ha raccontato i suoi periodi di detenzione e l’incontro a Torino, sempre in carcere, con Antonio Mancuso; così come alcuni particolari sul pestaggio subito dal figlio di Pantaleone Mancuso (detto Vetrinetta), Pino, picchiato dallo stesso collaboratore per una lite. Poi Mantella si è auto accusato di diversi omicidi, ne confessa almeno 8 commessi personalmente e altri, diversi, di cui è stato invece il mandante.