‘Ndrangheta: Gup, sacerdote chiese a boss voti per il nipote
Il boss della 'ndrangheta Pantaleone Mancuso, in occasione delle elezioni regionali del 2010 e delle elezioni comunali del 2011 nel Vibonese, gestiva la politica dall'esterno "come se fosse il dirigente di un partito politico". È quanto scrive il gup distrettuale di Catanzaro, Maria Rosaria Di Girolamo, nella motivazioni della sentenza in abbreviato del processo "Black money" depositata nei giorni scorsi. La sentenza certifica che un sacerdote di Limbadi aveva chiesto "alla moglie del boss Mancuso dei voti per il nipote che si era candidato" in altro Comune del Vibonese.
Solo la figlia del boss, rivela la sentenza, aveva però finito per sostenere il candidato segnalato dal sacerdote, mentre i Mancuso "avevano sostenuto a Limbadi il candidato a sindaco vincente Crudo", poi dimessosi nell'aprile dello scorso anno, e nei Comuni di Ricadi e Joppolo altri candidati. Nel febbraio del 2014, sia gli organi elettivi del Comune di Ricadi che quelli di Joppolo, sulla costa vibonese, sono stati quindi sciolti per infiltrazioni mafiose. Secondo la sentenza del gup, in ogni caso a Limbadi sarebbe stato "un atto dovuto informare Mancuso anche delle scelte politiche e delle relative decisioni" perché lo stesso Mancuso avrebbe affermato, nei dialoghi captati dalle intercettazioni, che "la 'ndrangheta è anche politica". (AGI)