‘Ndrangheta. Un nuovo pentito a sfavore dei clan del Vibonese: è Giuseppe Comito

Vibo Valentia Cronaca

I clan del vibonese si ritrovano a loro sfavore un nuovo pentito. Si tratta di Giuseppe Comito, 43 anni di Vibo Marina, detto “Peppe Canna”, che da spia” dei Mancuso diventa collaboratore di giustizia

Già condannato a 30 anni di carcere nell’ambito del processo “Gringia” che ha fatto luce sulla cruenta faida tra i Piscopisani e i Patania di Stefanaconi, Comito ha iniziato a collaborare segretamente con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro da qualche mese ma da oggi è pubblicamente un collaboratore di giustizia.

LO “STORICO” DI COMITO

Il 43enne è stato condannato in via definitiva per l’omicidio di Davide Fortuna, avvenuto sulla spiaggia di Vibo Marina il 6 luglio del 2012 (QUI) ad opera di un commando assoldato dai Patania di Stefanaconi (QUI). Fu l’ultimo agguato compiuto nel corso della guerra di mafia che insanguinò il Vibonese a cavallo tra il 2011 e il 2012.

Secondo quanto emerso dalle pagine dell’inchiesta “Gringia(QUI) Comito sarebbe stato una sorta di “spia” dei Patania e tramite lui sarebbe stato individuato il covo dove si nascondevano a Vibo Marina i “Piscopisani”.

La sua “soffiata” avrebbe infatti portato i killer dei Patania sulle tracce di Francesco Scrugli, ucciso nel marzo del 2012 mentre stava salendo le scale in un appartamento del Pennello (QUI). Quella sera con lui c’erano anche Raffaele Moscato (oggi collaboratore di giustizia) e Rosario Battaglia, sfuggiti all’agguato.

Giuseppe Comito, che si aggiunge a Loredana Patania, Daniele Bono, Nicola Figliuzzi, Raffaele Moscato e Andrea Mantella, sarà una nuova “chiave” per Gratteri e per il suo pool di magistrati e di investigatori che lavorano per sterminare le consorterie criminali presenti sul territorio.

Da quanto si apprende, il 43enne ha già riempito pagine e pagine di verbali alcuni dei quali dovevano essere depositati oggi in aula nel corso del processo d’appello scaturito dall’operazione “Black Money(QUI).

Il pm della Dda di Catanzaro Annamaria Frustaci aveva infatti chiesto alla Corte di acquisire una parte dei verbali relativamente alle accuse formulate dal pentito nei confronti di Pantaleone Mancuso, alias “Scarpuni”. La richiesta del sostituto procuratore antimafia è stata però respinta per arrivare oggi all’ufficialità della collaborazione.