Quarantunenne morto per overdose: legale, seguire altre piste
"Nessuna ipotesi puo' essere esclusa, ma anzi, sono ben sostenibili tesi alternative a quelle gia' formulate dall'Ufficio di procura in questa fase delle indagini, compresa quella dell'omicidio". Cosi', senza mezzi termini, l'avvocato Elio Massimo Iozzo ha espresso tutti gli input suoi ed anche della famiglia di Aldo Cantafio, 41enne catanzarese ritrovato cadavere giorno 25 maggio su un pianerottolo di uno stabile in via Teano, a Catanzaro, all'indirizzo degli inquirenti che stanno conducendo le indagini del caso. Il legale ed il padre della vittima, Vincenzo Cantafio, hanno voluto incontrare i giornalisti, oggi, per spiegare il proprio convincimento che troppi elementi indicherebbero una pista diversa rispetto a quella seguita fin qui dagli investigatori, che sono arrivati a stringere le manette ai polsi di Franco Simone Bevilacqua, rom catanzarese di 29 anni, indagato per spaccio di stupefacenti e morte come conseguenza di altro delitto - attualmente sottoposto a custodia cautelare in carcere -, e Fabio Critelli, 34enne catanzarese, accusato del favoreggiamento del primo - sottoposto a custodia in luogo di cura -. Secondo le ipotesi degli inquirenti sarebbe stato proprio Bevilacqua a fornire ad Aldo Cantafio la dose di eroina che questi avrebbe ricevuto come corrispettivo di un computer e che avrebbe assunto immediatamente, venendo in pochissimo tempo stroncato da un'overdose. "Siamo convinti - ha aggiunto Iozzo - che gia' con quello che la Procura ha messo insieme all'inizio si potesse guardare a diverse e piu' gravi ipotesi di reati, ma cio' vale una volta di piu' se si aggiungono gli elementi che anche noi abbiamo fornito. Tanto per fare un esempio, Aldo si e' recato a casa di Bevilacqua senza gli strumenti per assumere la droga, ma lui era un igienista, un maniaco dell'igiene, e non avrebbe mai e poi mai utilizzato quello che poteva trovare nella casa di qualcun altro per prenderla. O, ancora, riteniamo assolutamente determinante il fatto che Aldo ha manifestato alla sua fidanzata una vera e propria paura e la sua volonta' di lasciare immediatamente la Calabria e recarsi in Campania. Ma ancora altri - ha concluso il legale - sono gli elementi che ci impongono di stimolare la Procura a non trascurare diverse valutazioni che secondo noi emergono con chiarezza dagli elementi di indagine. La famiglia Cantafio vuole solo la verità".