Sanità: Vasta (Usb), dalla Calabria si continua a emigrare
“Abbiamo appreso dalla stampa che la Regione Calabria ha sottoscritto una convenzione con l’Ospedale Umberto I di Roma per i trapianti. Apparentemente una buona notizia, tant’è che il Presidente della Giunta regionale Scopelliti ha elogiato questa convenzione come una grande vittoria per la Calabria: noi riteniamo affatto che sia una vittoria, anzi riteniamo, invece, che si tratti di una ennesima sconfitta per la sanità pubblica della nostra regione e, soprattutto, una ennesima sconfitta per i calabresi. - Lo si legge in una nota diffusa da Luciano Vasta, rappresentante dell'Unione sindacale di base (Usb Calabria) - Da anni stiamo assistendo, infatti, ad uno sfascio continuo e sistematico della sanità pubblica in Calabria e, in una logica di spending review, all’eliminazione di presidi ospedalieri dislocati nel difficile territorio della nostra regione, oltre al depauperamento di strutture ospedaliere importanti, a favore di una centralizzazione dei servizi sanitari. Questo sta avvenendo perché, secondo i nostri grandi illuminati amministratori regionali, concentrando le risorse in poche strutture, i servizi dovrebbero migliorare.
La realtà, sotto gli occhi di tutti, è ovviamente ben diversa: il livello della sanità calabrese è scivolato sempre più in basso fino a diventare il peggiore d’Italia e forse d’Europa. Al di là del fatto che tagliare risorse su un servizio basilare, quale è la sanità pubblica, riteniamo sia da folli e al di là del fatto che, per la conformazione geografica del nostro territorio e per la rete viaria disastrata che ben conosciamo, raggiungere i capoluoghi di provincia, dove si stanno concentrando le strutture ospedaliere, è assai complicato, per cui i pazienti più gravi rischiano di non arrivare in tempo, appare drammaticamente evidente che la “razionalizzazione delle risorse” non sta portando affatto a migliorare la qualità dei servizi sanitari, tutt’altro.
I soldi della sanità regionale si perdono in mille rivoli destinati a finanziare sia le tante strutture sanitarie (cliniche, case di cura, laboratori di analisi) che sono sì private, ma che sono tutte convenzionate con la regione e pagate con i soldi pubblici; sia gli altissimi stipendi dei tanti (troppi) manager messi ai vertici delle ASP con criteri squisitamente politici. Sempre più spesso, dunque, si fa ricorso “all’emigrazione sanitaria” che questa nuova convenzione per i trapianti incentiverà: ma le persone senza mezzi, come pagheranno le spese per i viaggi e per il soggiorno dei familiari che salgono ad assistere gli ammalati? Non sarebbe più logico eliminare i viaggi della disperazione, innalzando il livello della sanità pubblica regionale e garantendo ai calabresi la possibilità di accedere a cure di qualità rimanendo nella nostra regione? Sì, sarebbe più logico, ma in una regione normale, non in Calabria.