Omicidio Cantafio, resta in carcere giovane rom
Resta in carcere Franco Simone Bevilacqua, rom catanzarese di 29 anni, indagato per spaccio di stupefacenti e morte come conseguenza di altro delitto a seguito del decesso di Aldo Cantafio, 41enne catanzarese, ritrovato cadavere giorno 25 maggio su un pianerottolo di uno stabile in via Teano, a Catanzaro. Il Tribunale del riesame ha respinto il ricorso presentato dal difensore del giovane, l'avvocato Antonio Ludovico, avverso l'ordinanza cautelare con la quale il giudice per le indagini preliminari, Abigail Mellace, ha lasciato l'indagato in cella ravvisando a suo carico gravi indizi di colpevolezza. Il gip, nelle 14 pagine del suo provvedimento, ha ritenuto che, secondo quanto emerso dagli accertamenti investigativi effettuati dai carabinieri, sia stato proprio Bevilacqua a vendere a Cantafio, suo "cliente abituale" per stessa ammissione dell'indagato, la dose di eroina che questi ha assunto a casa del primo, il pomeriggio del 25 maggio, e che lo ha ucciso nel giro di pochissimo. Con lo stesso provvedimento il gip ha disposto inoltre la misura cautelare della custodia in luogo di cura per Fabio Critelli, 34enne catanzarese, finito in manette assieme a Bevilacqua ed accusato del favoreggiamento di quest'ultimo, ed affetto da problemi di salute. "Con certezza - ha argomentato il gip - da tutte le risultanze procedimentali si evince come i due indagati, nell'immediatezza del fatto, prima ancora di prestare soccorso a Cantafio, abbiano invece tentato di occultare le tracce del reato commesso, portando il corpo del Cantafio fuori dall'abitazione e trascinandolo da un piano all'altro, pulendo l'appartamento e gettando gli strofinacci a tal fine utilizzati, nascondendo il computer, gettando gli strumenti utilizzati per pulire l'immobile. Azioni queste che, oltre ad essere indicative di lucida spietata freddezza, evidentemente sono state determinate dalla consapevolezza della illiceita' di quanto avvenuto e quindi dalla volonta' di allontanare dalla propria persona le prove del fatto". Secondo il giudice la vicenda ha rivelato "con chiarezza la personalita' criminale lucida ed efferata del Bevilacqua in particolare che, di fronte al corpo agonizzante del Cantafio, non ha avuto altro pensiero che quello di organizzare e dirigere, con spietata freddezza, le operazioni di occultamento delle prove, non esitando a trascinare una persona morente per le scale, ritardando i soccorsi". Una tesi che sembra essere stata condivisa dai giudici del Riesame, ma per conoscere le motivazioni del provvedimento depositato oggi bisognera' attendere ancora qualche giorno.