Incentivi occupazionali, presunta truffa da 2,5 milioni scoperta a Lamezia

Catanzaro Cronaca

Beni per oltre 2,5 milioni euro sono stati sequestrati dalla Guardia di Finanza di Lamezia Terme, nel catanzarese, che avrebbe scoperto una truffa ai danni dello stato e dell'Unione Europea perpetrata, da quanto si è appreso, nel settore degli incentivi occupazionali. (Agi)

h 13:33 | Il sequestro è stato disposto dal g.i.p. del tribunale di Lamezia Terme – su richiesta della procura della repubblica alla sede, che ha coordinato le complesse indagini svolte dai finanzieri – nei confronti di otto persone fisiche, responsabili di truffa aggravata per il conseguimento indebito di cospicue erogazioni pubbliche e falso ideologico e materiale. La misura cautelare ha analogamente colpito anche la società beneficiaria delle agevolazioni, segnalata, quale persona giuridica, per gli illeciti di cui al d.lgs. 231/2001.

La misura cautelare reale scaturisce da una complessa attività investigativa, che si è conclusa con la scoperta e la denuncia dell’insidiosa frode ai danni dello stato e dell’Unione Europea, perpetrata, in concorso tra loro, dall’amministratore e da alcuni soci e dipendenti di una società di capitali, con sede a Lamezia Terme ed operante nel settore edilizio.

L’impresa è stata infatti beneficiata con un contributo pubblico, complessivamente pari ad euro 391.000,00 (interamente già erogato), finalizzato ad incentivare la ditta ad attuare incrementi occupazionali, assumendo persone appartenenti a categorie “svantaggiate” sotto il profilo dell’integrità fisica e del contesto familiare e sociale di appartenenza. Le provvidenze pubbliche sarebbero dovute essere destinate anche alla “formazione” professionale in azienda dei nuovi assunti.

Ma la documentazione prodotta dall’impresa per ottenere le provvidenze economiche sarebbe stata in notevole parte, materialmente ovvero ideologicamente falsa, con specifico riguardo, soprattutto, all’effettivo possesso dei requisiti previsti per l’assunzione dei dipendenti.

Più in dettaglio - fra le diverse irregolarità integralmente ricostruite dai militari - alcuni dei dipendenti erano stati appena licenziati da altra ditta riconducibile alle stesse persone fisiche indagate, soltanto al fine di maturare artatamente lo stato di “disoccupazione almeno biennale”, necessario per far ottenere alla nuova società datrice di lavoro (sempre delle stesse persone fisiche) i contributi statali e dell’unione.

Anche l’obbligatoria attività di formazione professionale del personale cosi‘ “neoassunto” si sarebbe svolta soltanto “sulla carta”, mediante la falsa rappresentazione documentale di attività didattiche in realtà mai effettuate, peraltro nei confronti di dipendenti del tutto ignari - come dichiarato in atti ai finanzieri - di essere stati “istruiti”.

La tempestività dell’intervento investigativo e repressivo ha consentito di cautelare adeguatamente - col citato sequestro - il recupero allo stato ed all’unione europea dei 391.000,00 euro di contributi pubblici già erogati. I connessi profili di “danno erariale” sono stati già segnalati alla procura regionale della Corte dei conti della Calabria, per quanto di specifica competenza.

Il sequestro é stato disposto dal Gip del tribunale di Lamezia Terme e riguarda otto persone, responsabili, secondo la Procura, di truffa aggravata per il conseguimento indebito di cospicue erogazioni pubbliche e falso ideologico e materiale. La misura cautelare ha te colpito anche la società beneficiaria delle agevolazioni.Le indagini avrebbero permesso la scoperta e la denuncia della frode perpetrata, in concorso tra loro, dall' amministratore e da alcuni soci e dipendenti di una società di capitali, con sede a Lamezia Terme ed operante nel settore edilizio. L'impresa risulta beneficiaria di cun contributo pubblico, e pari a 391.000 euro, finalizzato ad incentivare la ditta ad attuare incrementi occupazionali, assumendo persone appartenenti a categorie "svantaggiate" sotto il profilo dell'integrita' fisica e del contesto familiare e sociale di appartenenza. Le provvidenze pubbliche avrebbero dovuto essere destinate anche alla formazione professionale in azienda dei nuovi assunti. Ma la documentazione prodotta dall'impresa per ottenere le provvidenze economiche sarebbe stata in gran parte falsa, con specifico riguardo, soprattutto, all'effettivo possesso dei requisiti previsti per l'assunzione dei dipendenti.

Più in dettaglio - fra le diverse irregolarità integralmente ricostruite dai militari - alcuni dei dipendenti erano stati appena licenziati da un'altra ditta riconducibile alle stesse persone indagate, soltanto al fine di maturare artatamente lo stato di "disoccupazione almeno biennale", necessario per far ottenere alla nuova società datrice di lavoro (sempre delle stesse persone fisiche) i contributi statali e dell'unione. Anche l'obbligatoria attività di formazione professionale del personale cosi' "neoassunto" si sarebbe svolta soltanto "sulla carta", mediante la falsa rappresentazione documentale di attività didattiche in realtà mai effettuate, peraltro nei confronti di dipendenti del tutto ignari di essere stati "istruiti". Ll'intervento investigativo ha consentito di recuperare i 391.000, euro di contributi pubblici già erogati. I profili di danno erariale sono stati già segnalati alla procura regionale della Corte dei Conti della Calabria.