Estorsioni e false fatturazioni, sequestrati beni al fratello del “boss” Nicolino Grande Aracri

Crotone Cronaca

I Carabinieri di Reggio Emilia hanno effettuato un sequestrato preventivo anticipato di beni a Brescello, Reggio Emilia e Botricello, consistente in sedici conti correnti e depositi bancari; due società del settore edile; sei unità abitative; nove unità commerciali; due veicoli e un terreno rurale. I beni, del valore di 3 milioni di euro, sarebbero riconducibili a Francesco Grande Aracri, 59enne residente a Brescello, considerato dagli inquirenti elemento di spicco della cosca di 'ndrangheta di Cutro. Francesco è, difatti, il fratello di Nicolino Grande Aracri, boss del clan crotonese.

IL PROVVEDIMENTO è stato richiesto dalla Dda (Direzione Distrettuale Antimafia) di Bologna su richiesta dei Carabinieri del Comando del capoluogo emiliano, avanzata dopo le risultanze emerse nel corso di una indagine patrimoniale eseguita nei confronti di Grande Aracri, già condannato per associazione di stampo mafioso, in via definitiva, a Reggio Emilia.

“Il lasso temporale corrente tra l’intervento odierno e l’indagine convenzionalmente chiamata “Edilpiovra” avvalora ulteriormente la pervasività della ‘ndrangheta nel contesto reggiano e l’incessante lavoro dell’Arma e della magistratura emiliana”, affermano gli investigatori che - ritenendo Francesco Grande Aracri come colui che sovraintendeva e dirigeva le attività - hanno indagato sull’articolazione della ‘ndrangheta che operava a Reggio Emilia con estorsioni a commercianti e attività di fatturazione per operazioni totalmente o parzialmente inesistenti nei confronti di imprenditori, prevalentemente del settore edilizio, per occultare il pagamento delle estorsioni (pretese anche con la minaccia di ritorsioni e azioni incendiarie).

“La forza di intimidazione del vincolo associativo, già contenuta nella richiesta di aderire al pagamento del denaro, nonché alla falsa fatturazione – continuano gli inquirenti - era inoltre rafforzata dalla prospettazione di ritorsioni e dal ricorso ad azioni incendiarie. Nell’occasione Grande Aracri Francesco sovraintendeva e dirigeva le attività dei correi, dei quali legittimava l’operato nel reggiano”.