Sanità: nuove frontiere nella cura della malattia venosa cronica
Si chiama "Scleromousse" ed è una tecnica innovativa che consente di eseguire la sclerosi di vene anche di diametro fino a 1,5 cm senza ricorrere all'intervento chirurgico. In altre parole, un paziente che soffra ad esempio di vene varicose può essere curato grazie alla semplice iniezione di un farmaco (l'Atossisclerol miscelato con aria) piuttosto che portandolo in sala operatoria.
Si tratta dunque di una procedura non invasiva, che presenta una serie di vantaggi conseguenti: non necessita di anestesia, può essere eseguita in ambulatorio, restituisce in ventiquattro ore il paziente alla sua normale attività e inoltre consente di trattare anche individui con più di settant'anni, un'età in cui l'intervento chirurgico può oggettivamente costituire un problema. Di Scleromousse (ma non solo) si è discusso nel corso di un convegno, promosso dal S. Anna Hospital Di Catanzaro, che ha messo a confronto medici di medicina generale e specialisti sul tema delle nuove frontiere nella gestione del paziente flebologico e della malattia aterosclerotica.
"Il momento di difficoltà burocratica che come ospedale stiamo vivendo non poteva certo impedirci di tenere un convegno programmato da tempo e che ritenevamo assai utile per i colleghi e per i pazienti - ha spiegato il dottor Elia Diaco, responsabile dell'ambulatorio di Angiologia del S. Anna - e abbiamo voluto farlo, come di consueto, ai massimi livelli di competenza, nazionali e internazionali". Ad approfondire le metodiche alternative nella cura della malattia venosa cronica era presente infatti Gilles Gachet, dell'equipe del "Cabinet de Me'decine Vasculaire de Voiron", uno tra i maggiori esperti al mondo di Scleromousse.
"La mousse - ha spiegato - è la tecnica piu' utilizzata oggi in Francia per curare le vene varicose, perche' consente di trattare molti piu' pazienti di quanto possa farsi con l'approccio chirurgico. Non è stato facile affermare questa metodica perchè la chirurgia delle varici esiste da molto tempo e quindi è stato necessario cambiare in un certo senso la cultura dei malati, convincerli che poteva esserci anche qualcosa di diverso, di alternativo ma soprattutto di estremamente efficace".
Argomenti, quelli di Gachet, condivisi da Gianluigi Rosi, angiologo a Perugia, che insieme con Diaco rappresenta per molti versi il "fronte" italiano in tema di Scleromousse. "La Francia - ha detto Rosi - attraverso i diplomi triennali in medicina vascolare ha formato molti specialisti e quindi è ovvio che c'era un notevole capitale umano con cui far crescere la diffusione della mousse. In Italia siamo arrivati dopo ma la collaborazione tra noi e i francesi è stata strettissima e oggi i nostri due Paesi sono di fatto leader a livello internazionale.
Le prospettive di sviluppo e affinamento della tecnica sono enormi. Basti pensare a come in questi ultimi anni abbiamo incrementato progressivamente il diametro delle vene su cui riusciamo a intervenire. Partiti da meno di cinque millimetri, siamo arrivati fino a un centimetro e mezzo. Era molto importante che dessimo ai colleghi della medicina generale queste informazioni perche' sappiano che hanno nello specialista, opportunamente e adeguatamente formato in Scleromousse, un punto di riferimento in più, contattabile immediatamente ma soprattutto in grado di dare una risposta efficace e a tutto vantaggio dei pazienti". (AGI)