Regione: Cgil, serve una svolta radicale ed anche cambio Giunta

Calabria Politica

"La recente sentenza sull'incandidabilità dell'assessore Demetrio Arena conferma, se ce ne fosse bisogno, quanto pesante, penetrante e di lunga durata fosse il sistema di potere che ha portato allo scioglimento del comune di Reggio Calabria. A pagarne le spese più pesanti sono stati i lavoratori comunali, quelli delle società miste ed i cittadini su cui si riversano i maggiori costi di una politica non solo sbagliata ma anche incapace, infiltrata e compromessa. Ma il punto di fondo, a nostro avviso, è che Demetrio Arena non paga solo per i suoi errori personali ma per scelte più complessive che in questi anni hanno avuto un chiaro riverbero sulle politiche regionali". E' quanto si legge in una nota stampa della segreteria regionale della Cgil.

"In sostanza - prosegue la nota - è lo stesso modello che sta evidenziando una incapacità di governo a livello regionale e che si sta scaricando pesantemente sulle spalle dei calabresi e dei lavoratori, come dimostra in modo plastico l'approvazione di un bilancio senza respiro e senza la capacità di rispondere ai bisogni ed alle esigenze delle fasce più deboli e più colpite della nostra regione. Inoltre, si sta assistendo anche al logoramento del quadro politico costruito con le precedenti elezioni regionali che sta creando forti tensioni e difficoltà politiche all'interno del centro-destra e che evidenzia anche una scarsa capacità d'azione unitaria della maggioranza condizionandone le scelte di governo che invece dovrebbero essere coraggiosamente assunte per il futuro della Calabria".

"Del resto - secondo la Cgil - la maggioranza di governo regionale ha evidenziato larghi buchi nella soluzione dei problemi in settori vitali e fondamentali quali le politiche industriali, già da noi da tempo denunciate, o quelle relative ai settori della cultura e dei beni culturali, della ricerca o del turismo, della mobilità e della sanita'. E vorremmo sottolineare che le poche scelte importanti sono state fatte sotto la pressione e le lotte del sindacato calabrese e dei lavoratori, come dimostra la riforma del settore della forestazione o, piu' di recente, l'avvio della stabilizzazione dei lavoratori socialmente utili.

Molto spesso, invece, abbiamo assistito da parte della Giunta regionale ad operazioni dal chiaro stampo propagandistico come evidenziato dalle continue inaugurazioni di Scopelliti e di Ciucci di una autostrada che, come ormai appare evidente, non sara' conclusa nel 2013 e forse neanche nel 2014. Ecco perchè pensiamo che l'anno che si sta per aprire sarà un anno difficile e ancora pesante per i calabresi.

Abbiamo il timore che il 2014 - evidenzia l'organizzazione sindacale - sarà ancora un anno in cui nelle scelte della Giunta regionale predominera' la propaganda perche' ci si avvicinera' alla scadenza elettorale regionale nel mentre i lavoratori, i giovani, i pensionati e i disoccupati calabresi avrebbero bisogno di scelte chiare ed incisive, di riforme coraggiose per invertire una tendenza che negli ultimi anni ha prodotto il forte impoverimento delle famiglie e degli strati sociali piu' deboli. La CGIL calabrese ha in questi anni dimostrato di non essere faziosa o irresponsabile apprezzando pubblicamente anche alcune scelte, per esempio quelle concordate con l'Assessore regionale al lavoro Salerno, sui percettori di ammortizzatori e sul piano di svuotamento del relativo bacino.

Per questo abbiamo il dovere di criticare i tanti, forse troppi ritardi, e le incapacita' di una giunta regionale che, come per la spesa dei vecchi fondi strutturali, ha relegato la Calabria a regione Cenerentola del Paese scaricando tutto il peso delle proprie incapacita' sui calabresi e sul loro futuro. Ed è evidente che, a questo punto, si rende necessaria e non più rinviabile una radicale svolta nell'azione della Giunta regionale anche con il cambio di assessori palesemente inadeguati. E non per ultimo - conclude la segreteria regionale della Cgil - l'incapacità e la inadeguatezza della Giunta calabrese si evidenzia anche nella mancata promozione delle donne all'interno di settori importanti del governo".