Vibo, Cisal: il disastro amministrativo e la politica che non presenta il conto
“Ancora poche ore e con la notte di San Silvestro l’anno 2013 finirà la sua corsa in archivio. Cosa è stato per Vibo Valentia e dintorni il 2013? È l’interrogativo – scrive in una nota Filippo Curtosi, Segretario provinciale aggiunto Cisal Vibo Valentia - che ogni cittadino ha il diritto di porsi di fronte ad una società che vive la cultura della sopravvivenza e nel contempo anche la speranza di una ripresa economica ed occupazionale che resta sempre nelle parole e che stenta ogni giorno di più a tramutarsi nei fatti.
Vibo Valentia può sperare in un riscatto della sua odierna condizione? Cosa pensano classe politica e dirigente, amministratori e cittadini impegnati ai vari livelli nelle diverse articolazioni dell’attività di tutti i giorni? Questa città ed i suoi attenti cittadini meriterebbero forse una cosa al di sopra di tutto: il conto della classe politica.
Conoscere, nei fatti, cosa ha fatto e prodotto la politica per non rendere il 2013 migliore del 2012 o in ogni caso attenuare le difficoltà, i disagi e la disperazione che è aumentata giorno dopo giorno in chi non raggiunge mai fine mese con le proprie risorse o chi continua, inutilmente, a sperare che possa intervenire un posto di lavoro per i tanti giovani che ultimati gli studi cercano soluzioni altrove, spesso anche all’estero, essendo diventata impossibile la vita in un ambiente dove si respira, quotidianamente, e come dice il buon Otello Profazio in una delle sue “profeziate”…… “qui si campa d’aria !”.
Sì, il conto. Sarebbe proprio giusto che ogni politico o amministratore che munge le mammelle dell’apparato pubblico dello Stato desse conto, un giorno, come potrebbe essere appunto un fine anno solare, ai cittadini di cosa ha fatto per migliorare la condizione della società vibonese, delle iniziative assunte per creare un posto di lavoro o per tutelare anche l’esistente.
Come sarebbe bello sedersi accanto ad un tavolo e vedere tutta la classe politica e dirigente impegnata a far conoscere il proprio operato, l’attività dell’esercizio delle proprie funzioni.
Fare il conto e spiegare perché anche si fregia di un merito elettivo ha il sacrosanto dovere di far vedere, coi fatti, ai cittadini se le promesse elettorali sono state mantenute oppure sondo andate deluse.
È intuibile che diventa difficile effettuare un doveroso rendiconto come lo chiediamo noi a chi si è distinto, purtroppo, per non aver fatto niente per evitare il default amministrativo, il disastro economico di una città che non meritava certo di essere annoverata tra le realtà più catastrofiche dal punto di vista della gestione dell’amministrazione pubblica.
D’altra parte non è da ritenersi casuale l’appello lanciato nei giorni scorsi dal Prefetto Giovanni Bruno che in occasione della conferenza stampa con i giornalisti, prima di concedersi qualche giorno di vacanza, ha avvertito la necessità di invitare istituzioni ed enti a riflettere sull’attuale situazione del territorio.
Si potrà obiettare che c’è anche la possibilità di riabilitarsi di fronte all’incapacità politico amministrativa dimostrata fino ad oggi.
Che il 2014 verrà affrontato con criteri diversi e che soprattutto l’amministrazione cittadina imboccherà una inversione di rotta nella speranza di alleviare la lunga lista delle delusioni che hanno caratterizzato a tutt’oggi il percorso.
Ma cosa lascia sperare che questo possa avvenire ? È fin troppo evidente che dietro al fallimento di un progetto politico amministrativo c’è sempre l’incapacità di chi cimentandosi ha sbagliato in pieno il proprio compito e noi pensiamo che questa irresponsabilità cada non soltanto su chi governa ma anche su chi, dai banchi dell’opposizione, è stato capace fino ad oggi di produrre soltanto chiacchiere.
Ecco perché anche oggi siamo convinti che il conto ai cittadini di Vibo Valentia e dintorni non lo presentano né i consiglieri regionali, né la Provincia nel suo abito commissariato, né il comune, né la camera di commercio, né il consorzio industriale, né chi nutre competenze per organizzare e promuovere attività di sviluppo per la comunità.
Vorremmo, però, che ognuno capisse che Vibo Valentia e la sua storia non meritano una condizione di così estrema disperazione sociale.
La gente che soffre non parla, non protesta, assiste impotente su quanto accade sullo scenario di tutti i giorni ma giudica e forse queste tristi e avvilenti circostanze l’aiuteranno a trovare il coraggio di presentare loro, questa volta, il conto, alla politica e a chi li amministra, magari alla prima tornata elettorale.”