Sport: una giovane lametina tra i neo maestri di scherma
Dalla vittoria nel Grand Prix di spada nel 1996, a soli 12 anni, al titolo di Maestro di scherma alle tre armi oggi, conseguito lo scorso 6 dicembre.
Sono i capisaldi di una brillante carriera sportiva che vede protagonista la giovane lametina Chiara Caparello, una ragazza dal volto pulito, occhi color del cielo, una laurea in filosofia e tanta passione per una disciplina che l’ha vista esordire, nel 1991, nella storica società schermistica “Sala Ruffo”, con la quale, sotto l’attenta e sapiente guida del Maestro Armando Ruffo, che ne aveva intuito e valorizzato il talento, conquista molti titoli regionali, e dopo il 9° posto a Roma nel 1993, nelle prove nazionali nella categoria “Pulcini” e il 3° a Lucca nel 1995, nella categoria “Bambine”, nel 1996 vince a Busto Arsizio non solo la gara, ma, per cumulo di classifiche, anche l’appuntamento più importante della scherma giovanile italiana, il Gran Premio nella categoria “Giovanissime” di spada.
Chiara vive a Firenze da quando ha intrapreso gli studi universitari e lì ha continuato a frequentare le Sale d’armi, maturando nel tempo il desiderio di perfezionare le sue competenze per raggiungere, dopo la laurea, un altro dei suoi obiettivi: diventare appunto Maestro di scherma. Un progetto che si realizza dopo anni di formazione e dopo aver sostenuto gli esami finali, all'Accademia Nazionale di Scherma di Napoli, con la discussione della Tesi magistrale dal titolo “Considerazioni sulla professione dell’insegnante di scherma”.
Un lavoro che l’ex allieva, proiettata nel futuro, ma con lo sguardo rivolto al passato, ha voluto dedicare alla persona che le ha fatto conoscere la scherma, che gliel’ha fatta amare, che l’ha preparata per affrontare le grandi sfide, che insieme a lei ha gioito per le vittorie conseguite, quella persona che le ha trasmesso non solo nozioni tecniche e metodologiche, ma anche valori e sentimenti umani che tracciano solchi indelebili e che rimangono vivi nei ricordi al di là del tempo e dello spazio.
E così, su una pagina della Tesi, elaborata ripensando ai suoi insegnamenti, Chiara Caparello, ormai donna e con un bagaglio di nuove esperienze, in una sintesi del suo sentire, ha scritto “Al mio Maestro, Armando Ruffo”, suggellando il ricordo affettuoso, intenso e ancora vivo per un uomo speciale.
Continuano così a dare frutti, a distanza anche di svariati anni, i semi gettati dal Maestro Ruffo, improvvisamente scomparso otto anni fa, con tutti gli esempi positivi che si sono originati nella diffusione e prosecuzione della scherma e del tennis, sport da lui avviati e introdotti per la prima volta nella Nicastro dei lontani anni ’60 e che per decenni ha insegnato e fatto praticare a giovani e meno giovani, forgiando non solo campioni ma anche professionisti in entrambe le discipline.
Esempi che continuano a generarsi, così come si generano naturalmente, espandendosi uno dopo l’altro, i cerchi nell’acqua dove cade una goccia, che ne diviene per sempre parte integrante.
Chiara Caparello, in un momento importante della sua vita, ha ripensato alle sue origini, agli anni dell’adolescenza, ai suoi primi passi e ai primi grandi successi nella scherma, tributando col suo semplice ma significativo gesto, un uomo che, come tutti ricordano, ha vissuto per lo sport, con e per i giovani, animato dal loro stesso entusiasmo, fino alla fine.
A lei, ragazza meritevole e di grande sensibilità, che oggi fa parte del team del giovane Club Scherma Firenze, vanno gli auguri per un’ulteriore ascesa professionale e sportiva, attraverso il conseguimento di nuovi considerevoli traguardi e per un percorso di vita che le riservi grandi soddisfazioni, così come certamente avrebbe voluto “il suo Maestro”.