Omicidio Duro, punito per una vendetta trasversale

Catanzaro Cronaca
Il luogo del delitto di Nicola Duro

Hanno deciso di vendicare la relazione extraconiugale della figlia, rimasta incinta dopo una storia con un minorenne nonostante fosse sposata con un uomo detenuto in carcere. E per farlo hanno voluto lanciare un messaggio incredibilmente trasversale, colpendo a morte il fidanzato di una zia del ragazzino, anche lei incinta e prossima al matrimonio. E' questo il contesto in cui sarebbe maturato l'assassinio di Nicola Duro, idraulico incensurato di 26 anni, avvenuto a Catanzaro lo scorso 17 giugno, davanti un bar di viale Isonzo, un quartiere con una forte presenza rom. Prima dell'omicidio di Duro, la famiglia di Donato Passalacqua, aveva piu' volte minacciato lui e la sua fidanzata. Il delitto, ideato e portato a termine dalla famiglia rom, sarebbe dovuto servire per "punire" la famiglia del ragazzino, lasciando vedova e in attesa di un figlio una sua zia. L'idraulico avrebbe pagato con la sua vita la lucida e folle volonta' di vendetta del padre della rom che, dopo essere rimasta incinta, e' stata anche lasciata dal marito detenuto. I particolari dell'operazione, denominata "Cross Revenge" (vendetta trasversale), sono stati illustrati oggi nel corso di una conferenza stampa che si e' tenuta nella Questura di Catanzaro, alla presenza del procuratore Vincenzo Antonio Lombardo; del vice questore vicario, Carlutti; del capo della Mobile, Rodolfo Ruperti, che ha portato a termine le indagini conclude in pochi giorni. A consentire la ricostruzione dei fatti sono state soprattutto le intercettazioni, avviate subito dopo l'omicidio di Nicola Duro. Sin dal primo momento le indagini sono state rivolte verso la vita personale della vittima, un idraulico incensurato, senza alcun legame pericoloso e che appena dieci giorni dopo avrebbe dovuto sposarsi con la ragazza che aspettava un bimbo. Il padre e la madre della rom non avevano accettato di avere una figlia incinta dopo una relazione con un minorenne, mentre il marito si trova in carcere per alcuni reati contro il patrimonio. Per questo, avrebbero architettato tutto, assoldando anche due persone per portare la vittima della loro vendetta in un bar. Ai due, Romagnino e un suo parente minorenne, avrebbero anche dato 600 euro come ricompensa per il lavoro svolto. Ad esplodere i cinque colpi, tutti a segno, nei confronti di Duro sarebbe stato, invece, il fratello della ragazza. I particolari dell'operazione sono stati resi noti dal capo della mobile, Ruperti, il quale ha evidenziato la "pericolosita' senza limiti" dei personaggi coinvolti. "Sin dalle ore successive all'agguato - ha detto - sono state avviate una serie di indagini che hanno permesso di avere riscontri importanti per individuare chi aveva agito". Nelle intercettazioni e' emerso che alcuni dei protagonisti pensavano di gambizzare il giovane, non di ucciderlo, ma il killer ha esploso almeno cinque colpi, tutti a segno tra addome e gambe, continuando a sparare, hanno evidenziato gli inquirenti, anche dopo che il giovane era caduto a terra. Le indagini sono state coordinate dal sostituto procuratore Simona Rossi, con le ordinanze di misura cautelare in carcere concesse dal gip Emma Sonni e dal gip Teresa Chiodo per il minorenne.