Lamezia: Gdf scopre truffa milionaria ai danni dello Stato e dell’UE
La Guardia di finanza ha scoperto a Lamezia Terme una truffa milionaria ai danni dello Stato e dell’Unione europea.
Alle ore 12.30 , presso la procura della repubblica di Lamezia Terme, il procuratore Domenico Prestinenzi, terrà una conferenza stampa per illustrare gli esiti dell'importante operazione di servizio.
Nel corso della stessa, alla quale parteciperà anche il comandante provinciale della guardia di finanza di Catanzaro - gen. B. Antonio De Nisi, spazio sarà dedicato alle investigazioni condotte dalle fiamme gialle di Catanzaro in materia di tutela della spesa pubblica nazionale e comunitaria.
h 15:20 | I finanzieri del nucleo di polizia tributaria del comando provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro hanno messo in atto un operazione denominata “Assi Pigliatutto”, nella quale hanno eseguito, 11 misure cautelari personali e sequestri preventivi per equivalente per 6 milioni di euro circa su tutto il territorio nazionale nei confronti di 18 persone fisiche ed una società sottoposte ad indagine dalla procura della repubblica di Lamezia Terme per una complessa truffa ai danni dello stato e dell’unione europea, ideata per approfittare delle sostanziose contribuzioni assegnate alle imprese per la realizzazione di progetti innovativi.
L’indagine è stata avviata, lo scorso anno, nei confronti della società “New Technology Machining s.r.l.” (N.T.M.) di Lamezia Terme beneficiaria di agevolazioni comunitarie per la realizzazione di un moderno e altamente tecnologico macchinario industriale. Il contributo, pari a circa 9,5 milioni di euro, di cui 3,6 erogati e i restanti bloccati a seguito dell’intervento delle fiamme gialle, era stato erogato dal ministero dello sviluppo economico per le fasi di ricerca e sviluppo, industrializzazione e formazione del personale in ordine alla realizzazione di un innovativo macchinario a sette assi direzionali per la fabbricazione di cucchiaini per distributori di bevande calde in materiale biodegradabile nonché di altri materiali per consumo igienico di alimenti, destinazione successivamente mutata in macchinario per l’asporto di truciolo ad elevatissima velocità in modo da creare stampi per pneumatici.
La realtà dei fatti si è rivelata ben diversa, già dal primo accesso presso la sede della N.T.M. S.r.l., quando i finanzieri hanno scoperto che il moderno macchinario favoleggiato nella domanda di contributo altro non era che un ammasso di ferraglia arrugginita e ricoperta di ragnatele, accatastata all’interno di un capannone abbandonato.
Scavando ancora più a fondo, poi, nelle pieghe dei documenti presentati al ministero per l’ottenimento dei fondi, si è scoperto che la vera truffa stava nella mole di fatture false che gli ideatori del progetto, due consulenti romani, padre e figlio, a quanto pare molto conosciuti negli ambienti ministeriali, si erano fatti emettere da imprenditori compiacenti al fine di giustificare le spese che poi, puntualmente, grazie anche alla compiacenza dei funzionari della banca concessionaria e degli esperti ministeriali, venivano coperte con l’erogazione dei fondi comunitari.
Finti fornitori della N.T.M., nel corso delle indagini, sono stati trovati su quasi tutto il territorio nazionale: si tratta, in buona parte, di imprenditori e professionisti assai noti.
È rimasto coinvolto nell’inchiesta, tra gli altri, un professore di ruolo di una nota università della capitale: costui aveva dichiarato di aver redatto una presunta relazione tecnica mai realmente prodotta e, in seguito, per coprire il misfatto agli investigatori, ha maldestramente tentato di rimaneggiare un documento, copiato integralmente da varie tesi universitarie, facendolo passare senza successo per la relazione in questione.
Altro indagato eccellente, colpito da misura cautelare reale, è un noto imprenditore già conosciuto all’opinione pubblica come uno degli indagati sottoposti a custodia cautelare per il buco milionario dell’idi di roma: amministratore di una società partecipata dalla stessa congregazione ecclesiastica proprietaria dell’istituto dermopatico, egli è risultato tra i più assidui fornitori di fatture per operazioni inesistenti a favore dell’azienda lametina.
Grazie all’estesa rete di fittizi rapporti commerciali, la N.T.M. era peraltro anche riuscita a costituirsi, in contabilità, un indebito credito d’imposta per circa 1,7 milioni di euro. È stata accertata non solo la completa e consapevole partecipazione alla frode di fornitori compiacenti, ma anche il pieno coinvolgimento nel reato del funzionario della banca concessionaria che avrebbe dovuto esaminare la documentazione a corredo, nonché della consapevolezza dell’esperto nominato dal ministero che in fase di sopralluogo ha affermato che il macchinario, mai in realtà messo in esercizio, era perfettamente funzionante.
All’esito delle attività investigative i finanzieri hanno segnalato 18 persone fisiche ed una società ritenute responsabili - a vario titolo ed in concorso tra loro - di truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche comunitarie, falso ideologico e materiale, emissione ed utilizzo di decine di fatture e altri documenti per operazioni totalmente o parzialmente inesistenti, frode fiscale ed altri illeciti amministrativi e tributari. Anche la società N.T.M. S.r.l. è stata segnalata all’autorità giudiziaria a titolo di responsabilità amministrativa degli enti.
La procura della repubblica di Lamezia Terme ha richiesto ed ottenuto dal competente G.I.P. l’emissione di adeguate e calibrate misure cautelari personali e reali.
Pertanto, sono stati eseguiti: 2 obblighi di dimora nel comune di residenza nei confronti dei responsabili della NTM, ritenuti i principali ideatori della frode; 9 obblighi di presentazione alla p.g. nei confronti dei soggetti che, con l’emissione delle false fatture, hanno contribuito in modo determinante alla realizzazione dell’illecito arricchimento; il sequestro della N.T.M.; il sequestro per equivalente del contributo indebitamente percepito e dei crediti tributari costituiti attraverso le false fatture per un totale di 6 milioni di euro circa.
Le operazioni hanno avuto luogo su tutto il territorio nazionale: in Calabria e nel Lazio, dove gravitano i principali autori della frode, ma anche in Piemonte, Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Puglia ed hanno portato al sequestro di beni mobili ed immobili e dei conti bancari nella disponibilità degli indagati.