Asp Catanzaro: Mancuso, l’atto aziendale tiene conto delle linee guida e comunque e’ perfettibile
“Per evitare che l’Atto Aziendale dell’Asp finisca davanti al Tar è bene precisare qual è lo spirito del documento presentato ai sindacati e ai dipendenti nei giorni scorsi”. Inizia così la nota di chiarimento del direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro Dott. Gerardo Mancuso per spiegare il senso del nuovo Atto aziendale che ridisegnerà la sanità catanzarese.
“Il documento – spiega Mancuso – è un atto provvisorio che dovrà essere modificato sulla base anche delle rilevazione che verranno presentate dai sindacati, al quale è stato già inviato. Il documento è infatti perfettibile, anche se comunque nasce dall’applicazione delle Linee guida regionali e dei decreti del Presidente della Giunta regionale, primo fra tutti il Decreto 18, e di tutte le norme legislative che impongono, fra le tante cose, anche una riduzione considerevole per la provincia di Catanzaro del numero delle strutture. Infatti, le indicazioni ministeriali conferiscono alla nostra provincia soltanto 55 strutture complesse e 72 strutture semplici che vanno distribuite equamente nel territorio e nell’area ospedaliera, in maniera equilibrata”.
“Questa identificazione delle strutture – prosegue il dg Mancuso – tuttavia non impedisce di dare i servizi che non sono identificati nella struttura: l’atto di riorganizzazione, così come avviene anche in altre regioni, identifica soltanto le strutture, mentre le funzioni e le attività, molte delle quali sono già attive, non verranno chiuse o depotenziate. Il problema quindi è soltanto l’indicazione di responsabilità relativa alla strutture identificate”.
“Per quanto riguarda le strutture non identificate, cioè le strutture che vengono abolite per effetto soprattutto del Decreto 18 e delle norme vigenti – sottolinea il direttore generale dell’Asp – c’è un atteggiamento dell’Amministrazione molto responsabile, perché ha differito, rispetto alle indicazioni, tutta una serie di strutture che sono allocate soprattutto nell’area di Lamezia Terme, e precisamente nell’ospedale “Giovanni Paolo II”, oltre che nell’ospedale di Soverato che senza questo nostro intervento sarebbero state ulteriormente penalizzate, così come stabiliscono le norme in vigore. Poi tutto è possibile: l’Atto aziendale non è definitivo quindi potrà essere corretto, anche se i Ministeri danno delle indicazioni a cui nessuno si potrà sottrarre. Potremmo anche non farlo e lasciare tutto così com’è , ma sarà poi il commissario ministeriale ad applicare, secondo norma, le indicazioni: e a quel punto ci si accorgerà che molte delle strutture che attualmente sono state individuate nell’atto aziendale scompariranno inesorabilmente, perché è previsto che queste strutture debbano essere allocate negli Ospedali hub o nei Distretti capoluogo”.
“Per questo noi con responsabilità – evidenzia Mancuso – abbiamo redatto un atto aziendale in deroga alle indicazioni ministeriali, cercando di mantenere quasi tutti i servizi. Nei prossimi giorni avvieremo le consultazioni con i sindacati e poi con la Conferenza dei sindaci, per migliorare l’Atto aziendale e consentire di presentare alla fine un documento che sia più vicino e più condiviso possibile, migliorando così quello che abbiamo presentato”.
Mancuso parla poi del bilancio 2012. “Anche le affermazioni sulla bocciatura del bilancio 2012 sono ingiustificate – sottolinea il dg – perché la norma prevede la bocciatura su questioni che riguardano una serie di atti che non sono mai stati disponibili o mai congrui per l’Azienda e poi perché è un atto dovuto. È una bocciatura che sostanzialmente non boccia quello che ha fatto l’Azienda, ma boccia il documento e questo avviene per tutte le Asp che si trovano in queste condizioni, quindi non è un fatto straordinario. In passato ci sono state altre situazioni analoghe, dato che i bilanci precedenti sono stati bocciati per tutte le Asp. L’aspetto importante da tenere conto è tutto ciò che è stato fatto per il risanamento: nel bilancio 2013 c’è infatti un attivo di 2 milioni di euro”.