Crotone, racket delle castagne e dell’uva: in manette 19 boss e gregari dei clan locali
I carabinieri di Crotone hanno eseguito questa mattina, a Petilia Policastro ed in altri comuni della provincia, 19 provvedimenti di fermo emessi dalla Dda di Catanzaro nei confronti di altrettante persone ritenute dagli inquirenti capi e gregari delle cosche della 'ndrangheta che operano nel territorio. L’accusa per i fermati è di associazione a delinquere di stampo mafioso, spaccio di droga, violazione in materia d'armi, estorsioni ad imprenditori e commercianti.
SECONDO GLI INQUIRENTI sarebbero state così disarticolate le cosche che operano nella zona colpendo proprio gli interessi illegali e le ramificazioni che le stesse hanno sviluppato sia nel settore economico che produttivo e sociale. L’indagine avrebbe fatto luce su alcune estorsioni perpetrate ai danni di imprenditori edili, agricoli e turistico alberghieri. Gli indagati, che disponevano anche di numerose armi, attraverso minacce, intimidazioni e violenze sarebbero riusciti – sempre secondo gli investigatori - ad imporre un vero e proprio monopolio nel settore delle costruzioni, anche in ambito privato, oltre che il racket delle castagne e dell'uva, di cui le cosche avrebbero deciso addirittura i prezzi all'ingrosso ed al dettaglio, con guadagni che superavano le centinaia di migliaia di euro, ed imponendo anche la manodopera. A chi non si adeguava al racket sarebbero stati bruciati i camion e tagliati gli alberi e le viti. I carabinieri avrebbero scoperto inoltre una rete di favoreggiatori di latitanti e disarticolato una attività di spaccio di stupefacenti, in particolare di cocaina che veniva venduta al dettaglio ai giovani della provincia crotonese. Individuati anche i presunti autori di due rapine a degli uffici postali e ad una abitazione, durante la quale un uomo anziano venne legato, imbavagliato e picchiato.
TABULA RASA: I NOMI DEI FERMATI
Pasquale Manfreda, 48 anni, di Mesoraca, Francesco Garofalo, 38 anni, di Petilia, Massimo Carvelli, 39 anni, di Petilia, Diego Garofalo, 34 anni, di Petilia, Emilio Lazzaro, 44 anni, di Petilia, Giuseppe Garofalo, 28 anni, di Petilia, Giuseppe Vona, 28 anni, di Petilia, Vincenzo Teti, 50 anni, di Cotronei, Domenico Manfreda, 43 anni, di Mesoraca, Vincenzo Manfreda, 38 anni, di Mesoraca, Gianni Gumari, 26 anni, di Petilia, Francesco Astorino, 46 anni, Petilia, Giuseppe Ceraudo, 31 anni, di Mesoraca, Giuliano Mannolo, 41 anni, di San Leonardo di Cutro, Marco Astorino, 19 anni, di Petilia, Salvatore Astorino, 27 anni, di Petilia, Carmelo Astorino, 50 anni, Petilia, Rosa Pace, 45 anni, di Petilia e Leonello Astorino, 36 anni, di Petilia.
DDA: LA COSCA IMPONEVA IL SUO DOMINIO IN TUTTI I SETTORI
15:35 | "Un ottimo risultato, conseguito tra l'altro in tempi brevi che ci ha dato modo di legare il passato all'attualità. Cambiano i soggetti alla guida, ma la storia di questo locale di 'ndrangheta è unica. E' la storia di una cosca che si impone al territorio ed impone il suo dominio in tutti i settori". E' quanto ha affermato, il capo della Procura distrettuale antimafia di Catanzaro, Vincenzo Antonio Lombardo che questa mattina ha incontrato i giornalisti per illustrare i risultati dell'operazione 'Tabula rasa'.
"Tabula rasa: abbiamo scelto questo nome per l'operazione di questa mattina - ha spiegato il colonnello Francesco Iacono, comandante provinciale dei Carabinieri di Crotone - perché riteniamo di avere arrestato capi e gregari del locale di Petilia, facendo luce su estorsioni ai danni di imprenditori che tenevano sotto scacco l'economia nel settore agricolo, ma anche turistico ed edilizio. Abbiamo scoperto inoltre gli autori di due rapine ad uffici postali, della rapina ad un anziano … oltre ad un proficuo mercato della droga. Si tratta quindi delle attività che confermano come la cosca dominasse in maniera pervasiva tutto il territorio".
I RAPPORTI TRA I CLAN DI CIRÒ E CUTRO
E' stata una serie di conversazioni captate dagli inquirenti che ha permesso di ricostruire la storia del locale di Petilia e i suoi rapporti con le cosche di Cutro e Cirò, ha sottolineato Giovanni Bombardieri, della Procura distrettuale antimafia. "Ora - ha detto Bombardieri - abbiamo anche un quadro completo delle alleanze". Di "ennesima operazione importante della Dda e dei Carabinieri" ha parlato il procuratore della Repubblica di Crotone, Raffaele Mazzotta. "L'operazione di questa mattina è la dimostrazione della presenza dello Stato, un'iniezione di fiducia per un paese che si e' sentito sopraffatto dall'illegalità". Il capitano Claudio Martino, comandante della compagnia dei Carabinieri di Petilia Policastro, dal canto suo ha aggiunto che "questa indagine ha confermato come la cosca avesse un ruolo decisivo nella quotidianità del territorio e nell'economia petilina, che è già povera e sofferente. Positivo che ci siano stati agricoltori e piccoli imprenditori che abbiano chiesto l'intervento dello Stato, contribuendo alle indagini. Questo - ha concluso - è un segnale di grande speranza". (AGI)