“Occasioni”, i versi dei detenuti di Castrovillari
Occasioni, un viaggio dentro la poesia, è il libro scritto dagli alunni detenuti dell’Ipssar Karol Wojtyla, della sezione Casa circondariale di Castrovillari, realizzato con il patrocinio e il sostegno della Diocesi di Cassano all’Ionio, nella persona di Nunzio Galantino, segretario generale della Cei, e la Caritas Diocesana diretta da Raffaele Vidiri.
Novantacinque pagine ricche di emozioni, pregne di sentimenti e di voglia di libertà, questo è Occasioni, a cura della professoressa Anna Maria Rubino, presentato nell’aula magna dell’Istituto, tra la calorosa accoglienza del dirigente scolastico Bruno Barreca, dei docenti che li hanno seguiti nel percorso di studi e del direttore del penitenziario Fedele Rizzo.
Nel volume, arricchito da disegni dai colori vivissimi, c’è un pullulare di continue emozioni; qui il lettore viaggia verso un mondo inesplorato, quasi come se vivesse un’esperienza reale, ogni parola è ben calibrata, usata nella giusta misura, quasi a voler trasmettere un messaggio di riscatto, e a voler esser un’attestazione dell’avvenuta catarsi.
Cosi nella cella, come recita qualche verso: Il rumore è padrone del silenzio, è in questo luogo dimenticato che il Sole del mattino dissipa i pensieri. Non passano inosservati i versi scritti da Giuseppe Campolongo, che definisce i detenuti “prigionieri dello sconforto” e poi, quasi con un fare esortativo si rivolge ai suoi compagni dicendo: “Tu, che vivi tra le sbarre / non crearne con la tua penna / non cancellare le parole / lascia che sgorghino”….. Molto toccante è la poesia dal titolo “Crudeltà”, dedicata al piccolo Cocò.
Il suo verseggiare produce emozioni tali da travolgere e avviluppare l’animo del lettore fino a farlo rabbrividire. Nel medesimo componimento abbonda un accentuarsi continuo di negazioni, ogni parola è un grido di dolore: “Non c’è giustizia nel mondo / non c’è giustizia nell’uomo”… “un angelo di soli tre anni/ il suo sorriso bellissimo e dolce/ spento in un lampo/ da un proiettile in testa (…) non c’è limite alla crudeltà”.
Qui, ogni verso poetico è testimonianza della crescita interiore di ciascun allievo, ed è attraverso questi versi che ognuno racconta se stesso, la propria vita, una vita fatta di lunghe attese, ma di continue speranze e grandi insegnamenti.
“Sono versi che evitando la trappola del banale di tanto minimalismo contemporaneo e diffuso, conducono il lettore a fare reale esperienza di un’acutizzazione dei sensi con un’attenzione portata allo spasmo. – si legge nella prefazione curata da don Nicola Arcuri, cappellano della casa circondariale - l’amore, il dolore, la mancanza di libertà diventano allora sensazioni fisiche che travolgono fino al brivido, che dobbiamo imparare a veicolare per tutto il corpo”. Nel corso della manifestazione, gli studenti hanno recitato e rappresentato i versi dei loro componimenti poetici, suscitando forti emozioni e tanta commozione tra i presenti. Il dirigente scolastico Bruno Barreca si è detto soddisfatto del percorso formativo e degli obiettivi raggiunti dagli allievi.
“Un uomo che trascorre troppo tempo in solitudine - dichiara Barreca - non perde solo la libertà, ma cede alla monotonia rischiando di cadere nell’oblio di una vita faticosa e disperata, così nell’impegno e nello studio, nella poesia, egli trova spazi liberi, dove esprimendo le proprie emozioni valorizza se stesso in un processo di crescita, anche interiore, indispensabile per il riscatto della sua condizione personale”.