Corso Mazzini: la Cicas contesta l’ordinanza di chiusura di fine settimana
La CICAS – Confederazione degli imprenditori commercianti artigiani turismo e servizi – esprime forti critiche rispetto all’ordinanza municipale (prot. 55088 del 4.7.14 inviata alle associazioni di categoria a mezzo fax venerdì alle ore 12.00) che instaura di fatto l’isola pedonale su Corso Mazzini di Catanzaro per il sabato nei mesi di luglio e agosto, ordinanza effettuata senza nessuna interlocuzione con le associazioni di categoria, senza nessun preventivo segnale, senza programmare alcunché di attrattivo per compensare le difficoltà di arrivo e di permanenza, difficoltà che permangono inalterate e trascurate a dispetto di progetti annunciati e mai avviati.
La CICAS insieme ai commercianti di Corso Mazzini hanno tutte le ragioni per protestare, anche nelle forme clamorose che vanno preparando.
Basta osservare la coincidenza dell’inizio dell’ordinanza con l’avvio dei saldi estivi, su cui erano puntate le flebili speranze di un possibile risveglio dei consumi, per capire che nessuna programmazione è alla base dell’ordinanza. Sarebbe stato molto semplice, addirittura elementare spostare tutto di una settimana, avviare una usuale corrispondenza con le associazioni. Oppure riconoscere in tutta onestà che ogni ipotesi di chiusura della principale arteria cittadina, nelle condizioni attuali di circolazione alternativa (precaria) e di assenza di un piano parcheggi (inesistenti) è del tutto avventurosa e non sostenuta da nessuna esigenza di ordine ambientale o di costume o di necessità.
In ogni caso, la chiusura implica anche la necessità di colmare i vuoti di traffico con volumi alternativi che di solito sono rappresentati da manifestazioni, spettacoli di strada, opportunità di divertimento. Nulla di tutto questo si è presentato ai pochi e sparuti frequentatori del Corso nel primo sabato interessato dall’ordinanza, circostanza che consente di considerarla finanche superflua, oltre che affrettata.
La CICAS chiede al Sindaco e agli assessorati competenti di rivedere ragioni e modalità di applicazione dell’ordinanza, ritornando alle consuetudini fruttuose della concertazione improvvisamente dimenticate.