Fondazione Campanella: vertici, oggi un altro passo indietro
Nuovo allarme dei vertici della Fondazione Campanella sul futuro del centro oncologico. "Com'è noto, il presidente della Fondazione - si legge in una nota firmata dal presidente Paolo Falzea e dal direttore generale Mario Martina - è stato costretto a convocare innanzi al Notaio, per lunedì prossimo, i soci fondatori della Fondazione, Regione Calabria e Università Magna Graecia di Catanzaro, perché la situazione in cui versa l'Ente è tale che risulta impossibile continuare a perseguire lo scopo sociale ed occorre decidere in ordine alla sua messa in liquidazione.
Tale dolorosa e doverosa decisione è stata più volte procrastinata in attesa che la Regione concretizzasse, così come si è ripetutamente impegnata a fare sin dal 2010, l'impegno diretto a scongiurare la chiusura del Centro oncologico. Purtroppo alle promesse non ha fatto seguito alcun atto concreto che non fosse una continua riduzione di risorse da fare affluire alla Fondazione, con la conseguenza che la situazione si è sempre più aggravata. Oggi, alla vigilia dell'appuntamento presso il Notaio, si è tenuto un ennesimo incontro nella sede della Giunta regionale che non ha prodotto alcun esito. Anzi, sconfessando gli indirizzi del Consiglio regionale, della Giunta e del suo Presidente, si rischia di mettere in discussione la stessa transazione definita con l'Avvocatura regionale su un preciso indirizzo della Presidente Stasi. Riteniamo comunque che non si possa aggiungere nulla a quanto già è a conoscenza della Regione per averlo comunicato in decine e decine di lettere nel corso di questi anni, sin dal 2010, sia sulla gravità della situazione che si stava profilando, sia sulle cause di tale situazione, sia sui possibili rimedi. La situazione attuale vede la Fondazione destinataria di decreti ingiuntivi e di blocco delle forniture di medicinali e presidi con i dipendenti che non vengono pagati da mesi".
"La causa di tale situazione - sostengono ancora Falzea e Martina - è la progressiva riduzione, irrazionale, a partire dal 2010 del budget da 40 milioni a 10 milioni, lasciando inalterata la struttura del Centro oncologico e, dunque, i costi fissi. La soluzione è il riconoscimento del debito della Regione nei confronti della Fondazione risultante dall'atto transattivo già concordato e il rimborso dei costi sostenuti dalla Fondazione per la gestione delle Unità Operative non oncologiche che avrebbero dovuto essere trasferite all'Azienda U.O. Mater Domini fin dal gennaio 2012. Oggi non è più possibile rinviare la decisione se salvare la Fondazione o metterla in liquidazione. Non assumere una decisione chiara ha l'effetto di aggravare una situazione difficile, facendo correre rischi ai malati e prolungando la sofferenza dei dipendenti. Il rinvio delle procedure di licenziamento di un mese, sino al prossimo 2 ottobre, chiesto dalla Regione, costerà alla Fondazione piu' di settecentomila euro che non si sa chi pagherà. L'avere imposto alla Fondazione, all'esito della riunione in Prefettura dell'ottobre dello scorso anno, alla quale hanno partecipato il Rettore, la Struttura Commissariale, il Prefetto, il Presidente della Regione, il Sindaco, di mantenere in servizio tutto il personale ha determinato per la Fondazione un costo aggiuntivo di circa 7 milioni di euro di cui oggi non si vuole fare carico nessuno. Se la Regione non ritiene o è nell'impossibilità di fare ciò che occorre per salvare il Centro Oncologico è bene che lo dica con chiarezza e che decida subito di mettere in liquidazione la Fondazione. Certo è un fallimento del quale siamo tutti responsabili. Quello che dispiace di più - concluda la nota dei vertici della Fondazione - è che i cittadini calabresi si troveranno costretti a pagare, con un ulteriore aumento delle loro tasse, il deficit della Fondazione dovuto a inadempienze e omissioni e si vedranno privati del loro Centro oncologico". (AGI)