Fondazione Campanella: scatta mobilità, “traditi dalla politica”
Primo giorni di mobilità per i 180 dipendenti della Fondazione Campanella di Catanzaro. Nei corridoi del polo oncologico ci sono desolazione, rabbia, disperazione. Pochi hanno voglia di parlare e chi lo fa scarica tutta la sua ira contro "i politici che hanno voluto fare chiudere questa struttura per i loro interessi". Anche tra i pazienti c'è rabbia mista a delusione: "Sono frastornato - afferma un uomo - hanno chiuso un presidio di eccellenza e non sono ancora riuscito a capire perché lo hanno fatto, quali possano essere i tornaconti e cosa realmente vogliono fare per il futuro e per tanti pazienti che qui avevamo trovato un momento di speranza". Ad annunciare la fine di ogni attesa sono stati ieri' sera il direttore generale della struttura, Mario Martina, e il presidente, Paolo Falzea, i quali hanno evidenziato che non c'erano piu' margini per andare oltre. In mobilità sono così finiti tutti i lavoratori ritenuti in esubero rispetto alle attività sanitarie che continueranno a restare attive nel polo oncologico. Una conseguenza della drastica riduzione di posti letto decisa dalla Regione e che ha portato alla chiusura di tutti i reparti non oncologici. Sulla situazione della Fondazione Campanella è intervenuto anche il direttore dell'Unità operativa di Gastroenterologia, Patrizia Doldo. Oggi è un giorno triste per me che scrivo, per i lavoratori della Fondazione Campanella, per i calabresi tutti. Oggi - ha scritto in una nota - è il giorno dei licenziamenti, e quel 180 è il numero che li raggruppa. Quando 180 non è piu' solo un numero, per quanto consistente, ma è visi, occhi, mani, cuore. E desideri, aspirazioni, speranze, abnegazione, prodigalità, sostegno, cura e da oggi, purtroppo, anche preoccupazione disperata per il proprio lavoro costruito e perduto, per il senso di inutilità e di fallimento che ne deriva per se stessi e per la propria terra, 180 diventa numero incalcolabile. La Calabria. Questa nostra Calabria. Che potrebbe essere altro e non lo diventa mai. Un apparire che non si fa mai divenire".
"La Fondazione - ha aggiunto Patrizia Doldo - chiude con drammaticità il primo atto della sua rappresentazione. Tutti a casa. Ed è un' angosciante disperazione aver perso la battaglia e queste risorse. Per un attimo mi chiedo a cosa pensano coloro che lo hanno deciso, cosa penseranno, come staranno. Coloro che hanno decretato la fine, che hanno costretto uomini e struttura al silenzio, dopo illusioni e promesse mai mantenute. Ma il pensiero è un attimo, quattro anni di confronti, agonie e speranze non lasciano intravedere pensieri dell'ultima ora. Perde un altro pezzo la Calabria, un altro figlio, di cui siamo tutti madri e padri - conclude Doldo - anche chi non sapeva di questa bella realtà e legge il nome qui per la prima volta". (AGI)
16:36 | DG, LICENZIAMENTI CONSEGUENZA SCELTE REGIONE
Mario Martina direttore generale della Fondazione Tommaso Campanella, i cui lavoratori sono da oggi in mobilità, replica ai sindacati: "Non intendo in alcun modo entrare un conflitto con le Organizzazioni sindacali - scrive - alle quali, per mia formazione, riconosco alto senso di responsabilità ed equilibrio. Mi sembra quanto meno ingenerosa, oltre che non corrispondente al vero, l'affermazione che attribuisce all'ostinazione del vertice aziendale della Fondazione "T. Campanella" il licenziamento di circa 170 unità, che avrebbe rifiutato pregiudizialmente di prendere in considerazione la possibilità di attivare possibili forme di ammortizzatori sociali (Contratti di solidarietà, CIG ordinaria e/o in deroga) a parziale salvaguardia dei livelli occupazionali dei lavoratori. Secondo le organizzazioni sindacali - continua Martina - il management della Fondazione, nominato per rilanciare le attività del Centro di Eccellenza Oncologica, avrebbe fatto di tutto per fallire l'obiettivo e mettere centinaia di lavoratori e lavoratrici fuori dal mercato del lavoro, negando di fatto le necessarie ed insostituibili prestazioni sanitarie oncologiche ai cittadini calabresi. Il licenziamento di 170 dipendenti è la logica conseguenza della decisione regionale, ed il management della Fondazione non ha avuto alcun potere in merito, di ridurre i posti letto da 115 a 35; non mi risulta che tale decisione sia stata adeguatamente contestata quando necessario e non era difficile prevedere le conseguenze. A fronte di 35 posti letto sono necessarie 78 unità; le altre unità, in assenza di altre postazioni di lavoro (leggasi posti letto e quindi pazienti da assistere), devono necessariamente essere licenziate. Al management - sottolinea - è imposto di garantire l'equilibrio economico, come dovrebbe essere per tutte le aziende pubbliche e private".
Ma, prosegue, "come è possibile garantire l'equilibrio economico quando il budget assegnato alla Fondazione è di ? 10.000.000 all'anno e sono necessari circa 14.000.000 di euro solo per il pagamento degli stipendi. Anche se la Fondazione è un ente di diritto privato gestisce comunque risorse pubbliche che non possono essere sperperate. Sin dalla data del mio insediamento (maggio 2014) ho rappresentato a tutte le istituzioni pubbliche interessate ed alle OO.SS. la drammatica situazione organizzativa e finanziaria senza ricevere formali impegni da chi aveva il potere di decidere ma solo richieste pressanti di rinvio delle decisione che non sono pervenute e che hanno incrementato ulteriormente i debiti. Abbiamo proposto a chi aveva il potere di decidere la possibili soluzioni che passavano attraverso l'aumento dei posti e del rimborso dei costi sostenuti dalla Fondazione per la gestione dei posti letto che fin dal 2012 dovevano essere trasferite alla AOU Mater Domini e che sono stati, invece, gestiti, su decisione unanime, dalla Fondazione senza soldi. Abbiamo dato il nostro contributo alla approvazione della legge regionale n. 17/2014, relativa al riconoscimento in IRCCS; nella relazione di accompagnamento, che può essere consultata sul sito del Consiglio regionale, sono indicate le modalità per il rilancio della Fondazione. Ma il management - scrive Martina - non ha il potere di decidere in merito".
A parere del manager, ""non è praticabile il ricorso ai contratti di solidarietà per l'alto numero dei licenziamenti rispetto al personale che resta in servizio (169 su 247) ; non si può accedere alla CIG ordinaria o straordinaria in quanto la Fondazione è costituita da due enti pubblici. Non è, altresì, praticabile la cassa integrazione in deroga con risorse regionali in quanto al momento non vi sono le risorse e soprattutto non vi sono prospettive concrete e formali di sviluppo che possano prevedere il riassorbimento del personale in esubero". (AGI)