Inchiesta derivati Regione: in cinque a giudizio, due assoluzioni
Caduta l'ipotesi di associazione a delinquere e prescritti i reati delineati in altri cinque capi d'accusa, sono stati rinviati a giudizio per una sola ipotesi di truffa cinque dei sette imputati coinvolti nell'inchiesta della Procura della Repubblica relativa alla sottoscrizione di contratti derivati (Swap) da parte della Regione Calabria con la Banca Nomura, negli anni dal 2004 al 2006. Completamente assolti, invece, gli ultimi due imputati che avevano chiesto il giudizio abbreviato.
Oggi il giudice dell'udienza preliminare di Catanzaro, Assunta Maiore, ha così deciso al termine del procedimento, accogliendo parzialmente tanto le richieste del pubblico ministero, quanto quelle dei difensori. Anzitutto il gup ha scagionato "perché il fatto non sussiste" l'ex dirigente del Dipartimento 3 Bilancio Finanze Programmazione e Sviluppo Economico della Regione Calabria, Mauro Pantaleo, e la moglie di quest'ultimo, Chiara Cavallo, che avevano chiesto il rito abbreviato e per i quali lo stesso pm aveva sollecitato l'assoluzione.
Rinviati a giudizio per rispondere di un unico capo d'accusa di tutti quelli formulati dai sostituti procuratori Gerardo Dominijanni e Domenico Guarascio poi: l'ex consulente della Regione Calabria, Massimiliano Napolitano, rappresentante della "Consulenti srl"; tre funzionari dell'Istituto di credito giapponese "Nomura", Arturo De Visdomini, Andrea Giordani, Alessandro Attolico, nonche' la "Nomura Global Financial Products Inc." in persona del legale rappresentante pro tempore. Il processo a loro carico avrà inizio il 27 febbraio davanti al tribunale del capoluogo calabrese.
L'inchiesta in questione è stata condotta dalla Guardia di finanza dalle cui investigazioni sarebbe emerso che la Banca Nomura avrebbe sborsato due milioni e mezzo di euro in favore di Napolitano per "comprare" la sua consulenza, in modo che egli inducesse la Regione a sottoscrivere i contratti derivati, e che i soldi sarebbero giunti a quest'ultimo attraverso una complessa movimentazione avvenuta grazie a società estere e conti correnti cifrati, che gli investigatori hanno identificato ricostruendo passo passo gli spostamenti del denaro.
Napolitano, rappresentante della società di intermediazione Consulenti srl, nominato da Pantaleo consulente della Regione Calabria con decreto del 30 settembre 2004, è stato arrestato l'11 dicembre del 2011 dai militari delle Fiamme gialle, che eseguirono anche il sequestro preventivo di circa due milioni e mezzo di euro, di cui 1,8 su un conto corrente di Nomura, banca giapponese iscritta nel registro degli indagati per violazione del Decreto legislativo 231 del 2001, la legge che estende alle società la responsabilità per il reato di truffa a danno di enti pubblici.
La Procura di Catanzaro aveva allora acquisito da alcuni mesi l'inchiesta per competenza territoriale, a seguito dell'apertura di un fascicolo da parte di Alfredo Robledo, il procuratore aggiunto di Milano, che con le sue indagini sui derivati degli enti territoriali ha fatto da apripista per molti altri Uffici. La vicenda, secondo quanto reso noto all'epoca dell'arresto di Napolitano, riguarda una serie di tre operazioni in derivati (swap) relative a un prestito obbligazionario sottoscritto dalla Regione Calabria per un importo pari a circa 325 milioni di euro. Secondo un comunicato emesso in quell'occasione dal Comando provinciale di Milano delle Fiamme Gialle l'istituto giapponese avrebbe "ottenuto con modalità fraudolente, profitti illeciti per circa 25 milioni di euro, parte dei quali (circa 2,5 milioni) sono stati veicolati in favore del consulente finanziario tratto in arresto". (AGI)