Regione: Associazione N. Calabria su esclusione di Wanda Ferro

Catanzaro Politica

"La vicenda da tutti qualificata come “vulnus democratico” che ha generato, per la prima volta in Italia, l’assenza in consiglio regionale del leader dell’opposizione, Wanda Ferro, si tinge di giallo." Lo si legge in una nota dell'Associazione N.Calabria di Catanzaro.

"Ci sono elementi inquietanti - spiega la nota - che servono a comprendere le dinamiche che in Calabria producono da sempre danni alla collettività. Il 12 settembre il Consiglio Regionale approva la legge 19, che di fatto non incide sul seggio oggi negato a Wanda Ferro, ma ingenera qualche sanabile dubbio; il 15 settembre la presidente facente funzioni Stasi indice le elezioni; il 26 settembre il Ministero dell’Interno, in un tavolo tecnico finalizzato allo “sviluppo, evoluzione e manutenzione dei sistemi informativi del servizio elettorale” pone alla Regione 12 interrogativi di routine, al fine probabile di predisporre il software informativo sull’andamento elettorale.

Al punto n. 10 chiede ai rappresentanti della Regione sull’elezione del secondo candidato alla presidenza e cosa sia previsto in caso di parità tra secondo e terzo. A questo punto entrano in scena i veri protagonisti di questa storia, seduti negli uffici della Regione, dei quali conosciamo nomi e cognomi che preferiamo non indicare.

La risposta è in definitiva un’interpretazione a senso unico della legge elettorale, che non condividiamo perché, a dire di esperti in materia, è stata citata in modo discutibile la relativa giurisprudenza. Se ne sarebbe potuto e dovuto discutere. Di fatto si sentenziava la futura esclusione di Wanda Ferro, al tempo ancora non candidata. Il fatto grave è che manca ancora un mese alla presentazione delle candidature e di questa risposta al quesito nessuno fa menzione: ci sarebbe il tempo di pubblicare un parere sul sito elettorale creato dalla Regione, di mettere in guardia i futuri protagonisti, di esporsi ad un contraddittorio.

Intanto il Consiglio Regionale (Area Assistenza Commissioni) da Reggio Calabria, il 20 ottobre, pubblicando le istruzioni per le elezioni a pagina 195 ribadisce l’esatto contrario: il candidato presidente arrivato secondo entra in Consiglio Regionale! Nessuno ne avrebbe mai tenuto conto, nonostante sia stato il Consiglio Regionale ad emanare la ormai famosa legge. Infatti Catanzaro e Reggio, si sa, sono città lontane, Consiglio e Dipartimenti non si parlano, non si incontrano al bar: forse non sarebbe il caso di riavvicinarle? La scelta degli uffici regionali è sempre quella dell’omertà, nella considerazione che in fondo si era trattato di una questione tecnica sollevata dal Ministero.

Ma non basta: occorre predisporre il modello di verbale dell’Ufficio Centrale Regionale di Catanzaro, organo amministrativo composto dai giudici ai quali è riservato il compito di applicare la legge. Gli uffici, piuttosto che la neutralità, vanno in direzione contraria al Consiglio Regionale mantenendo la stessa posizione: ai giudici trasmettono un verbale (ed è più di un’indicazione) che “per la prima volta” non prevede l’elezione del secondo arrivato, ma (pare), ancora una volta, niente di ufficiale, nessun parere scritto; girano solo tante (troppe) chiacchiere da bar e nei corridoi dei palazzi.

La voce si diffonde, siamo in piena campagna elettorale, nasce una suggestione ossessiva anche sulla stampa; mentre il sito ufficiale della Regione continua a tacere omertoso, quello del Consiglio conferma sempre l’elezione del candidato arrivato secondo. A chi solleva il problema la risposta degli uffici è scontata: siamo una semplice unità organizzativa, a decidere saranno i giudici.

Pare che questa storia sia diventata tragicomica quando una delle coalizioni in campo avrebbe posto il quesito al vicino Ministero dell’Interno: ma il secondo entra? Il Ministero, magari aprendo il software Calabria, avrebbe girato la risposta al quesito prodotta dagli uffici regionali: no! Ed il gatto si è morso la coda. Così sarebbe facile dare notizia ai giornali e la risposta al quesito da parte del Ministero (non un parere) girerebbe in tutte le stanze immaginabili.

A questo punto ci sarebbe voluto un qualcosa che non c’è stato, forse un miracolo: Calabria, diventa ciò che sei! Ma in Calabria, superata da tempo la soglia del terzo millennio, è ancora possibile che dirigenti e funzionari incidano su questioni non di loro competenza, che se ne discuta al bar, senza un parere controfirmato (NB se esiste è giunto il momento che esca fuori!), senza assunzione di responsabilità, senza i necessari approfondimenti, senza contraddittorio e senza informazione e trasparenza.

In Calabria - conclude l'Associazione - è possibile che Consiglio Regionale e Dipartimenti su una questione così delicata diano due versioni opposte senza incontrarsi per mettersi d’accordo. In Calabria, terra dei pareri-non pareri e delle decisioni-non decisioni, è ancora possibile che sia ferita la democrazia senza che nessuno risponda alla più antica delle domande: perché?"