In manette un dipendente della penitenziaria, avrebbe consegnato messaggi per conto della cosca
Nella serata di ieri, la Squadra Mobile di Catanzaro diretta da Rodolfo Ruperti, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Gip Distrettuale, a carico di un 53enne di Miglierina, Luigi Petruzza, assistente della Polizia Penitenziaria in servizio presso la Casa Circondariale di Catanzaro. L’uomo è accusato di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso e corruzione aggravata dalla finalità mafiosa.
In particolare, Petruzza, secondo gli investigatori, avrebbe agevolato le comunicazioni interne al carcere tra alcuni detenuti della cosca Giampà (clan che opera a Lamezia Terme) e di aver favorito il passaggio di informazioni tra i soggetti reclusi della cosca e i sodali in stato di libertà. Il provvedimento troverebbe fondamento nelle investigazioni svolte dalla Squadra Mobile che, coordinate dalla Procura Distrettuale Antimafia di Catanzaro, sono mirate a verificare le dichiarazioni rese da diversi collaboratori di giustizia, ex esponenti di spicco dello stesso clan.
Tra queste quelle del 35enne capocosca Giuseppe Giampà e dalla moglie Francesca Teresa Meliadò (29) che racconterebbero delle responsabilità dell’agente penitenziario, zio di quest’ultima, che - spiegano gli inquirenti - in più circostanze si sarebbe reso disponibile a consegnare le direttive scritte di Giuseppe Giampà agli affiliati liberi, mentre questo era ancora in carcere, ed a recapitare le relative risposte all’interno della Casa Circondariale dove Petruzza prestava servizio: per le sue prestazioni il dipendente della Polizia Penitenziaria avrebbe ricevuto in cambio beni e servizi gratuiti da parte di alcuni affiliati alla cosca.
Dopo le formalità di rito l’arrestato è stato associato presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.