Asp Cosenza, 118 e area critica: secondo il Tdm tutto da rifare
Nuova forte denuncia da parte del Tribunale del Malato dell’Alto Tirreno Cosentino indirizzata al sistema di emergenza urgenza della provincia di Cosenza in seguito ad una serie di avvenimenti che richiamano alla memoria il gravissimo episodio accaduto nelle scorse settimane in Sicilia che ha portato alla morte di una neonata.
Il Tribunale del Malato è da anni che si batte per richiamare l’attenzione su un problema di primaria importanza quale quello dell’emergenza urgenza 118 e della prontezza, immediatezza ed efficienza dei soccorsi in una zona, quale quella dell’Alto Tirreno cosentino, che aggiunge problemi di natura organizzativa a quelli derivanti dalla particolare conformazione topografica dello stesso territorio.
“È inconcepibile che un paziente debba fare una via crucis tra i vari pronto soccorso della zona prima di essere sottoposto alle prime cure" incalza l’avvocato Domenico Oliva, referente del Tribunale del Malato che aggiunge "è inaudito che un soccorso si concluda dopo una percorrenza di circa 100 km; è assurdo che un ammalato riesca ad essere trattato in ambiente protetto dopo un’ora o un’ora e mezza dall’arrivo dell’ambulanza; non è possibile che un cittadino sia costretto, a bordo dell’ambulanza che lo ha soccorso, a spostarsi da un pronto soccorso all’altro per poi ritornare al pronto soccorso iniziale; non è concepibile che frequentemente non sia possibile effettuare esami diagnostici come TAC o risonanza magnetica sulla costa e si è costretti, in emergenza a recarsi a Cosenza congestionando ulteriormente un pronto soccorso già allo stremo delle forze; non trova alcuna spiegazione la puntuale e costante mancanza di rispetto, da parte della centrale operativa 118 di Cosenza, delle condizioni contrattuali che regolano la gestione della postazione 118 di Diamante affidata all’Ordine di Malta; non hanno senso le continue attivazioni delle postazioni 118, presenti sulla fascia costiera dell’alto Tirreno, al di fuori di quelle regole e di quei protocolli che gli stessi operatori di centrale insegnano durante i corsi di formazione da loro tenuti".
"È un sistema che - prosegue il referente del Tdm - mese dopo mese sembra precipitare, in caduta libera, verso un baratro che sembra non avere fondo; tutto ciò è causato forse dalla mancanza di vertici aziendali che tengano le redini di una azienda sanitaria tra le più grandi d’Italia, forse dalla assenza di professionisti competenti che ricoprano incarichi di rilievo organizzativo, forse da una politica che, in questo momento, si ritrova con le mani legate da una mancanza di gestione a livello centrale della questione sanità; alla fine, però - conclude Oliva - a farne le spese è sempre il paziente che si trova dinanzi ad un sistema che non è in grado di tutelarlo pur essendo potenzialmente possibile.”