Associazione Vivere sorridendo sulla rete oncologica
"Ancora una volta (ahinoi!) ci rendiamo conto di quanto la politica e le istituzioni siano veramente distanti dai reali bisogni sanitari dei cittadini, “oltraggiando” il sacrosanto diritto a essere assistiti e curati con servizi e strutture efficienti e in modo equo e senza alcuna discriminazione. Un ennesimo esempio di quanto detto, si trova nei DPGR n. 9 e n. 10 emanati dalla Regione Calabria il 2 aprile 2015 e riguardanti anche la riorganizzazione della Rete Oncologica Calabrese". E' quanto si legge in una nota dell'associazione Vivere sorridendo.
"Testualmente - continua la nota - si legge… ”La razionalizzazione dell'offerta ospedaliera per il paziente oncologico è finalizzata a rimodulare l'offerta ospedaliera con riduzione dell'uso del ricovero ordinario e qualificazione dell'offerta assistenziale con l'identificazione di percorsi diagnostico terapeutici. Ciò implica di ridurre il numero di posti letto in degenza ordinaria in oncologia e di privilegiare modalità di assistenza differenti: day hospital e prestazioni ambulatoriali, sulla base delle indicazioni già fornite con il DPGR 5/2014…”; e ancora: “…all'interno della rete per l'oncologia medica si identificano tre livelli di erogatori: strutture Hub con attività di oncologia di secondo livello, a elevata specializzazione e con compiti di coordinamento dei protocolli; strutture Spoke con attività di oncologia con disponibilità di posti letto DH; Centri di offerta territoriali con attività a bassa complessità, coordinati dai centri Hub e Spoke”.
Ora, in conformità a una “presunta” logica di razionalizzazione dalla quale si muove il Piano di Rientro Regionale, l’Ospedale di Crotone è stato classificato/relegato, all’interno della rete oncologica calabrese, come struttura Spoke, prevedendo la chiusura degli attuali 10 posti letto per il ricovero e confermando il mantenimento dei 10 posti letto per i servizi di DH.
Allo stato delle cose ci chiediamo, increduli, atterriti e indignati, come si possa non tener conto, secondo tale logica razionalizzante, delle specificità e delle particolarità dei contesti ambientali, sociali ed economici nell’opera di organizzazione del sistema sanitario regionale? Come si fa a dimenticare che la città di Crotone, e tutta la provincia, sta ancora pagando a caro prezzo gli effetti devastanti di assurde politiche industriali fatte nel passato e di bonifiche ambientali mai attuate, facendo registrare, a livello nazionale, uno dei tassi più alti di morti per cancro? Come si fa a non considerare che la struttura oncologica ospedaliera ha in carico un bacino di utenza di circa 3000/4000 persone, e che giornalmente l’equipe sanitaria segue circa 70/80 pazienti, nonostante le notevoli difficoltà logistiche e operative che gravano all’interno del nosocomio tutto?
Sebbene possa essere sicuramente necessario eliminare i nodi critici della sanità calabrese, secondo un’opera di tagli e di riduzione degli sprechi, noi pensiamo che insieme a tale logica di razionalizzazione debba segnare il passo (delle scelte e delle decisioni politiche) anche il principio umanizzante dell’assistenza e della cura. Inoltre, crediamo che, per un profondo senso di giustizia, si debba smettere di far pagare le spese della “mala sanità” calabrese alle persone più deboli, ai più bisognosi di cure, a chi vive già il dramma della sua malattia con il suo destino a volte inesorabile e implacabile, sconvolgendo l’esistenza dell’individuo e del suo nucleo familiare.
Una persona malata di cancro, infatti, non è solo un “paziente”, non è un “organo malato”, separato da tutto il resto, ma è un individuo che a causa della malattia vede compromesse tutte le sfere della sua esistenza, quella fisica, psicologica, emotiva, socio-familiare, lavorativa, spirituale. Il cancro è diventato ormai una malattia familiare, è un “trauma individuale e familiare” che distrugge, nell’intimo e nelle fondamenta, l’equilibrio dell’individuo e dei suoi parenti più prossimi, coinvolti direttamente nel dramma della sofferenza e della morte del proprio caro.
Immaginiamo per un attimo cosa succede in una famiglia nella quale uno dei suoi membri si è ammalato di cancro. Ha inizio il calvario. I lunghi e angoscianti percorsi diagnostici e di accertamento clinico, gli interventi chirurgici, la chemioterapia e la radioterapia con tutti i disturbi conseguenti che devastano il corpo, la mente e l’anima, le recidive terrorizzanti, le complicanze impreviste, la fase terminale. Tutto questo comporta, di conseguenza, una ristrutturazione dei ruoli e dei compiti della famiglia che, a sua volta, può comportare notevoli ripercussioni anche sul piano sociale. Di solito, uno o più membri della famiglia, assume il ruolo di caregiver, chi si prende totalmente in carico il familiare malato, sia in casa sia nei tanti spostamenti da sostenere per sottoporsi alle cure mediche, modificando la sua vita e le sue relazioni, il suo lavoro, il suo tempo libero per rendersi disponibile in quest’opera necessaria di aiuto e di sostegno.
Il più delle volte, però, tutto questo viene a mancare e nei casi in cui sopraggiungano complicanze e/o aggravamenti dello stato di salute della persona malata diventa indispensabile il suo ricovero in un reparto di oncologia. Ma se dovesse prevalere questa logica della riduzione dei posti letto oncologici, a chi dovrebbe rivolgersi il paziente che ha bisogno di un ricovero? Poiché i Centri di offerta territoriali sono tali ancora sulla carta, cosa succederà per i ricoveri? I pazienti oncologici saranno ricoverati in altri reparti del nostro ospedale o dovranno recarsi a Catanzaro, piuttosto che a Cosenza o Reggio Calabria per trovare un posto letto?
Ma che logica razionale è mai questa! Si chiudono reparti e se ne affollano altri o si costringe il cittadino a mortificanti ed estenuanti spostamenti in altre province o in altre regioni, mentre ci sembrerebbe più logico e umano potenziare l’esistente e attivare concretamente i servizi territoriali, considerate le specificità e la diffusione delle patologie oncologiche nell’area provinciale crotonese.
Senza voler entrare nel merito di riflessioni e posizioni politiche o di parte, essendo persone libere, confidiamo nella capacità di chi dirige le Aziende Sanitarie di tutelare sempre e comunque il diritto alla salute di ogni cittadino, sancito dalla costituzione e connaturato allo spirito di solidarietà e umanità che caratterizza la società umana, determinandosi con coscienza, forza e decisione, in favore del mantenimento dei posti letto per i ricoveri oncologici anche nella nostra struttura ospedaliera e non soltanto nelle strutture Hub come previsto dai decreti sopra citati.
In caso contrario, non saremo complici silenziosi di questo nuovo oltraggio al diritto alla salute delle persone, non staremo alla finestra “ a guardare” chinando umilmente il capo, ma faremo sentire forte la nostra voce, insieme alle altre realtà associative attive sul territorio con le quali siamo disponibili a condividere obiettivi comuni e a programmare, nel caso, anche azioni e iniziative di lotta civile e democratica. Sarà la voce, che si sentirà, di chi sopporta in silenzio, giorno dopo giorno, il peso tremendo della malattia e che ha il pieno diritto di ricevere assistenza e cure adeguate, di avere spazi idonei, strutture efficienti e tanta umanità, per allontanare da sé la paura della morte dietro l’angolo e riprendere fiducia e speranza per una migliore qualità della propria vita e di quella dei propri familiari".