Cgil: “Tutelare lavoratori comunicazione”
Il 29 e 30 maggio 2015, la categoria Slc-Cgil Calabria, che rappresenta i lavoratori della comunicazione di ben 54 tipologie contrattuali diverse (telecomunicazioni- spettacolo- rai way- call center – poste italiane) ha riunito il proprio direttivo per discutere dei problemi cha attanagliano il mercato del lavoro anche alla luce della riforma del Jobs Act.
Diversi i contributi offerti dai componenti il direttivo dove varie volte è stato messo sotto accusa l’azione governativa, come sostenuto dal Segretario Regionale Raffaele Mammoliti, essa tende ad annullare la già precaria regolamentazione dei lavoratori invece che proporre al contrario tutele più incisive.
Ancora più duro l’intervento del Segretario Nazionale Michele Azzola, che ha criticato aspramente il Jobs Act non riconoscendo il valore che viene attribuito dai media nazionali, sostenendo infatti che ad un aumento del numero dei contratti a tempo indeterminato sarebbe dovuto corrispondere una riduzione dei dati sulla disoccupazione.
Azzola ha proseguito specificando come i contratti a tutele crescenti vengono utilizzati esclusivamente per abbassare il costo del lavoro ponendolo a carico dello Stato e quindi dei cittadini. Ci troviamo infatti nel nostro settore di fronte a call center che chiudono licenziando lavoratori che vengono poi riassunti da nuove aziende con i nuovi contratti a tutele crescenti che determinano una riduzione delle retribuzioni e l’azzeramento dei contributi previdenziali posti a carico della società produttiva del paese.
Nella mattinata, il segretario nazionale Slc Cgil, aveva visitato il call center di System House, realtà, che nella città di Reggio Calabria offre lavoro a più di 700 lavoratori in particolare donne, dove ha avuto modo di confrontarsi sul tema delle clausole sociali, da sempre cavallo di battaglia della Slc-Cgil Calabria, come soluzione ottimale per mettere in sicurezza il settore dei call center in outsourcing.