Fondazione Terina, Barbanti: “Chiesto l’intervento dell’Anac”
“ Tra le tante eccellenze che abbiamo in Calabria, ve n’è una che, vuoi per il fondamentale ambito di operatività per la Regione ovvero l’agricoltura, vuoi per le professionalità e le attrezzature presenti, vuoi per l’imponente struttura amministrata, riveste una particolare importanza nell’economia regionale: trattasi della Fondazione Mediterranea Terina. La Fondazione, organismo in house della Regione, ha come scopo principale la “ricerca industriale, sviluppo sperimentale, trasferimento tecnologico e divulgazione scientifica nel settore della qualità agroalimentare, della sicurezza alimentare e della salute, nonché compiti di controllo e certificazione”. È quanto sostiene Sebastiano Barbanti.
“Eppure accade che, a discapito di quanto si potrebbe immaginare, i dipendenti della Fondazione si trovino costretti a lamentare, in maniera anche molto veemente, il mancato pagamento di molte mensilità di stipendio a causa di persistenti e continui squilibri finanziari. Solo qualche settimana fa la Regione ha messo la classica toppa che però non risolve una problematica relativa alla mission di medio lungo termine che la Fondazione deve avere. Problematica che è tutta in capo alla Regione visto che, con decreto 4854 del 28 marzo 2013 recante la “direttiva sul modello di governance delle società e delle fondazioni inhouse providing regionali”, la Regione sarebbe tenuta ad esercitare sulla Fondazione un controllo “analogo” a quello esercitato sui propri servizi: la Giunta Regionale, infatti, tra le altre cose, approva il bilancio della Fondazione, esercita su di essa il controllo strategico, adotta gli atti d’indirizzo e delibera la revoca degli organi nei casi previsti dallo statuto.
Un controllo, da esercitarsi anche attraverso la dovuta trasparenza degli atti amministrativi, che risulta ancora più importante nel momento in cui la Fondazione utilizza fondi pubblici derivanti dal progetto Food@Life (CUP: B81D11000210007) finanziato dal MIUR nel 2014 per un importo complessivo di 13.562.709 di euro, di cui 10.874.267 erogati e spesi, che serviva per “elevare la capacità di risposta del tessuto economico della Calabria, in prima istanza, alle spinte di crescita della competitività proveniente dal mercato e favorire lo sviluppo economico della regione” organizzando “una struttura permanente di innovazione di riferimento per le imprese e per il mondo della ricerca, con spiccata capacità di autofinanziamento e volta all'internazionalizzazione”. Un progetto, quindi, con importanti ricadute sull’economia e sull’occupazione nel territorio e che potrebbe garantire un futuro alla Fondazione.
Con l’avvio del progetto, però, risulta non più attivo il sito web della Fondazione ( www.fondazionemediterraneaterina.com ) sul quale si sarebbero dovute pubblicare tutte le gare, gli appalti e le manifestazioni d’interesse per i lavori, le forniture e i servizi relativi all’attuazione del progetto ed alla gestione dei soldi stanziati né è possibile trovare nulla di ciò sul sito della Regione. Ci si chiede in questo caso come abbiano fatto le imprese, i professionisti docenti e ricercatori ad essere a conoscenza e quindi poter partecipare a gare, appalti e servizi previsti nel progetto. Eppure oltre 10 milioni risultano già spesi con un grande punto di domanda sulla compliance delle direttive UE sull’ammissibilità delle spese. Da qui il forte timore che siano venuti meno i previsti controlli sia quelli regionali del controllo analogo, sia quelli del MIUR nel merito delle procedure e dell’ammissibilità della spesa. Inoltre, leggendo il Piano di Attività del 2015 (di cui L.R. n.15/2008 art.3 c.11) il Commissario, nominato a febbraio 2015 (e successivamente sostituito il 15 dicembre 2015 dall’attuale Commissario), mette nero su bianco le problematiche che attanagliano la Fondazione e sulle quali si doveva agire e delinea una serie di attività e progetti che dovevano essere completati nel 2015 e che invece, facendo un rapido monitoraggio, risultano incompiute. Immobilismo e poca trasparenza ovviamente rischiano di gravare su tutti i portatori di interesse della Fondazione (Regione, dipendenti, fornitori e imprenditori) e di compromettere la futura operatività dell’organismo in quanto anche i responsabili dei progetti si trovano ad operare in maniera autonoma ed a navigare a vista senza la guida di un piano di medio lungo periodo.
Proprio per tentare di uscire dalla palude in cui si trova la Fondazione, ho inviato un esposto all’Autorità Nazionale Anticorruzione affinché, prima che intervenga la UE o il MIUR con pesanti ricadute economiche e legali, si faccia luce su questa zona d’ombra e si pongano le basi per un rilancio solido, duraturo e sostenibile della Fondazione Terina e delle professionalità che quotidianamente vi prestano servizio".