Bomba per faida nel Vibonese, condannati in appello Loielo e Pagano
8 anni di carcere ciascuno per Rinaldo Loielo e Filippo Pagano: erano accusati della detenzione di un potente ordigno esplosivo di oltre due chili. La sentenza di condanna è stata emessa dalla Corte d’Appello di Catanzaro a carico dei due, entrambi 25enni, l’uno di Ariola di Gerocarne e l’Altro di Soriano Calabro, nel vibonese. Al termine del processo con rito abbreviato, in primo grado, erano stati condannati entrambi a 5 anni ciascuno.
Loielo e Pagano vennero arrestati dalla Mobile nell’ottobre del 2013, su disposizione della Dda, insieme a Pantaleone Mancuso, ritenuto esponente di spicco dell’omonimo clan di Limbadi.
L’ordigno, una micidiale bomba con innesco radiocomandato a distanza, venne ritrovato dalla polizia in un’auto su cui viaggiavano i due 25enni, fermati nei pressi di Rosarno. Sempre secondo quanto ricostruito dagli investigatori sarebbe stato ceduto a Loielo (che è figlio del presunto boss Giuseppe, vittima di un agguato mafioso nel 2002, la cosiddetta strage di Ariola, insieme al fratello) proprio da Pantaleone Mancuso, detto "Scarpuni" (condannato a 6 anni e 8 mesi in un processo separato), per alimentare lo scontro che vedeva contrapposti, nelle Pre Serre vibonesi, i Loielo ai clan degli Emanuele e dei Ciconte.