Faida nel Vibonese, “Scarpuni” condannato a 6 anni
6 anni e 8 mesi di reclusione: questa la condanna inflitta dal Tribunale collegiale di Vibo Valentia a Pantaleone Mancuso, 54enne detto "Scarpuni", considerato elemento di primo piano dell’omonimo clan di Limbadi e Nicotera.
Il 54enne era accusato della detenzione di un ordigno esplosivo ad alto potenziale che fu ritrovato dalla polizia nell’auto di due giovani di Soriano e Gerocarne. Mancuso - secondo gli inquirenti - avrebbe ceduto la bomba (pesante 2 chili e mezzo, capace di far saltare in aria un intero palazzo ed innescabile a distanza con un radiocomando) ad uno dei due giovani, Rinaldo Loielo; si presume allo scopo di alimentare lo scontro tra i Loielo, appunto, ed i clan Emanuele e Ciconte, attivi nelle Pre Serre.
Grazie ad alcune microspie piazzate in un bar di Nicotera Marina, individuato come base operativa della cosca Mancuso, si sarebbe giunti ad individuare il Pantaleone dietro la cessione.
Rinaldo è figlio di Giuseppe Loielo, assassinato insieme al fratello nella cosiddetta “strage di Ariola”. Il fatto di sangue risale all’aprile del 2002 e nell’agguato rimase ucciso anche il fratello di Giuseppe, Vincenzo Loielo. Secondo gli investigatori la strage fu voluta dalla cosca al cui vertice vi sarebbe stato Bruno Emanuele (di Gerocarne), aiutato dal presunto boss di Cassano allo Ionio, Tonino Forastefano (ora collaboratore di giustizia).
Mancuso era stato arrestato nell'ottobre del 2013 ed al termine del giudizio con rito abbreviato il Pm aveva chiesto a suo carico una condanna di 12 anni oltre a 30 mila euro di multa.