‘Ndrangheta: finto carabiniere fotografa giornalista sotto casa presunto affiliato Clan Tegano
Un signore stempiato, alto circa un metro e settanta, vestito casual, ha fotografato il giornalista Klaus Davi - qualificandosi come appartenente all’Arma dei Carabinieri - ma senza esibire né tesserino di riconoscimento né tantomeno indicando il proprio nome.
Il fatto è avvenuto sabato mattina attorno alle ore 11.00. Fin dalle 9.00 Klaus Davi (giornalista, volto noto del programma l’Arena di Rai 1, autore di numerosi servizi sulla ‘Ndrangheta ndr) si è appostato sotto casa di Branca per rivolgere alcune domande al presunto affiliato del Clan Tegano, nonché genero di Giovanni Tegano, scarcerato nei giorni scorsi per decorrenza dei termini. Davi precisa “quello che si è rivelato uno pseudo carabiniere mi ha scattato quattro foto e poi si è dileguato. Mi sono precipitato a chiedere spiegazioni ma è scappato in direzione Archi. Ho chiesto informazioni anche in un negozio di arredamento, la cui vetrina da su via Nazionale: ho domandato se lo avessero visto anche loro e se lo conoscessero.Netta la smentita del Comando Generale dei Carabinieri, prontamente contattato da Klaus Davi in merito all’identità e alla qualifica millantata dall’uomo: “non è un carabiniere”.
“Pertanto sarebbe opportuno che le famiglie Branca e Tegano chiariscano, al più presto, se tale falso carabiniere sia in qualche modo ricollegabile a loro. La trovata del signore in questione – afferma Klaus Davi - non ha funzionato: tornerò molto presto e pertanto a svolgere il mio mestiere di giornalista in Calabria”.
Klaus Davi si trovava nella città dello Stretto fin dal mattino precedente per girare uno dei suoi corti sulla ‘Ndrangheta. “Ero solo”, precisa il massmediolgo, che ricostruisce il percorso della sua due giorni a Reggio: “Sabato ho perlustrato in lungo e in largo Archi. Sono anche tornato a casa di Paolo Rosario De Stefano nella zona Cep. Tra l'altro lungo il percorso che ho fatto a piedi, da via Nazionale a via Corvo dove abita il reggente del Clan De Stefano, sono stato avvicinato da un componente della famiglia Tegano, che conosco di vista e che mi ha fermato chiedendomi il motivo della mia presenza da quelle parti.” Davi ricorda anche che “in un bar di Archi all’interno del quale ho chiesto informazioni su dove abitasse Andrea Giungo (altro presunto affiliato del clan, anch’egli scarcerato per decorrenza dei termini di legge) sono stato avvicinato da sua moglie (o quantomeno la donna si è qualificata come tale ) con la quale ho avuto una discussione alla presenza di altre persone la signora mi ha detto : di “non cercare il marito”, di “lasciarlo stare” e di “non presentarsi sotto casa”.