Indagine sui tombaroli a Capocolonna, Possibile: ci si adoperi per tutelare il sito
“È inaudito quello che la Procura della Repubblica di Crotone e i carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale hanno tirato fuori dal buio di Capocolonna. Una vergogna di cui in quanto cittadini ci sentiamo persino colpevoli per tutta la disattenzione che evidentemente abbiamo, malgrado l'amore per quei luoghi. Non c'è furto e crimine peggiore di chi depreda il futuro portando via e svendendo il patrimonio di tutti, la storia di un territorio che ne varca i confini per la sua grandezza".
L’affermazione esterrefatta è di Filly Pollinzi di Possibile Crotone che prosegue sostenendo che l’indagine di ieri “viene fuori in un momento in cui si ravviva il dibattito sul destino del parco archeologico e di tutta l'area limitrofa, a cominciare da Scifo. E il venir alla luce delle azioni dei tombaroli, della rete che trafficava i reperti archeologici, addirittura di una sovrintendenza parallela e del coinvolgimento in questa vicenda di chi invece avrebbe dovuto tutelare il bene comune, sa di beffa. Come se quelle picconate sotto l'unica colonna superstite del Tempio di Hera Lacinia le avesse tirate ciascuno di noi”.
“Al di là delle responsabilità penali personali su cui auspichiamo si faccia intera chiarezza – continua - e rispetto alle quali chiediamo sin d'ora che, al momento opportuno, il Comune di Crotone, la Regione Calabria, Il Ministero dei Beni Culturali e ogni singolo cittadino si costituisca parte civile, è ora che l'intera comunità prenda coscienza dell'immenso tesoro di cui è "proprietaria" e si adoperi in ogni modo perché Capocolonna sia da oggi in poi il patrimonio principale da tutelare”.
Per Pollinzi, dunque, la prima azione per tutelarlo è quella di “pretendere in modo definitivo un piano, una programmazione, per la sua valorizzazione, che comprenda tutta la zona dichiarata di grande interesse archeologico-ambientale. Non possiamo più tollerare stupri alla bellezza e alla ricchezza di un territorio che esattamente attraverso le sue peculiarità e i suoi tesori può tirarsi fuori dal buio in cui è confinata da tempo. E certamente – aggiunge - questo non può avvenire con la spoliazione di Capocolonna, né, lo ribadiamo, con la costruzione di un villaggio turistico sul quale ancora insistono molti dubbi circa la regolarità delle procedure autorizzative e di cui non abbiamo bisogno se questo significa distruggere il patrimonio culturale e ambientale di tutte e tutti”.
“Diversamente – conclude - non rimarrebbe nulla da offrire al turismo che inseguiamo e avremmo commesso l'ennesimo torto (irreparabile) nei confronti dei giovani e delle future generazioni".