“Tombaroli” in azione a Capocolonna, indagati professionisti ed un accademico
Il sito archeologico di Capo Colonna divenuto il bersaglio preferito dei “tombaroli”: diversi reperti archeologi che sarebbero stati difatti sottratti dal parco che sorge sull’omonimo promontorio crotonese, a poca distanza dalla città. Secondo gli inquirenti esisteva un’organizzazione che si occupava del loro traffico per un giro d’affari di alcuni milioni di euro.
Stamani, così, è scattato il blitz dei carabinieri del Comando Tutela patrimonio culturale che stanno eseguendo dodici misure cautelari personali disposte dal Gip presso del tribunale pitagorico. 47, invece, le perquisizioni in corso durante le quali i militari stanno anche notificando degli avvisi di garanzia a persone indagate sia nella provincia di Crotone ma anche in quelle di Catanzaro, Reggio Calabria, Cosenza, Catania e Reggio Emilia.
Secondo la tesi degli inquirenti sarebbero i ricettatori e membri dell’organizzazione criminale. Tra gli arrestati figura anche uno stimato accademico mentre tra gli indagati, invece, vi sarebbero diversi professionisti. I carabinieri hanno sequestrato preziose collezioni con numerosi reperti archeologici di notevole interesse storico-artistico e di elevato valore economico.
I DETTAGLI DELL’OPERAZIONE
L’operazione è stata denominata “Tempio di Hera”. In carcere sono finiti Pasquale Giuseppe Attianese, 71 anni, professore in pensione e autore di diversi libri di numismatica, e Vincenzo Godano, operaio di 30 anni, già noto alle forze dell’ordine. Per una terza persona, che però risulta irreperibile, sono stati disposti i domiciliari.
Sono stati invece raggiunti dall'obbligo di dimora Francesco Carmine Verterame, 61 anni, Francesco Salvatore Filoramo, 68 anni, Luca Filoramo, 39 anni, e Francesco Arena, 38 anni. Mentre per Antonio Pasuale Fabiano, 46 anni, Giovani Luigi Lettieri, 63 anni, Raffaele Malena, 70 anni, Ernesto Palopoli, 82 anni, Salvatore Rocca, 34 anni, è stato disposto l'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.
LE INDAGINI sono partite nel 2014 a seguito di diversi scavi clandestini scoperti a Capocolonna ma anche nel crotonese, come ad Isola Capo Rizzuto. I militari hanno documentato con intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video tutte le fasi: dagli scavi clandestini alla vendita dei reperti ai collezionisti. Gli inquirenti hanno ribadito come l’organizzazione potesse contare su “una fitta e collaudata rete di contatti” che consentiva la messa in vendita dei reperti garantendo così dei lauti guadagni.
LA STRUTTURA DELL’ORGANIZZAZIONE
Secondo l’accusa, a capo dell'organizzazione vi sarebbe stato Pasquale Attianese, noto negli ambienti culturali ed accademici, stimato perito anche in ambienti giudiziari. Professionista dalle grandi conoscenze in materia, secondo le indagini avrebbe fatto da promotore del traffico illecito, indirizzando le squadre dei tombaroli verso quelle aree non ancora indagate dall’archeologia ufficiale.
Vincenzo Godano, soprannominato “l'archeologo”, sarebbe stato invece a capo dei presunti tombaroli guidandoli, coordinandoli, addirittura addestrandoli all'uso di apparecchiature sofisticate come i metal detector.
Il principale ricettatore a livello locale sarebbe invece Palopoli, di Torretta di Crucoli, che gli inquirenti hanno definito un "collezionista senza scrupoli". La sua “brama di oggetti storici – sostengono gli investigatori - lo ha portato, negli anni, ad accumulare quasi duemila reperti archeologici, che espone nel suo museo privato”. Le indagini hanno fornito elementi tali da ritenere illegittimo il possesso di una così ampia collezione, costituita da beni di notevole interesse storico.
LE ACCUSE
Le accuse mosse agli indagati, a vario titolo, sono di associazione per delinquere dedita all’esecuzione di scavi clandestini, impossessamento illecito di reperti archeologici appartenenti allo Stato, con conseguente danneggiamento delle aree vincolate, e ricettazione dei beni rinvenuti illecitamente.
L’operazione, come dicevamo, è stata condotta dagli uomini del Comando Tutela Patrimonio Culturale insieme ai colleghi del Comando Provinciale di Crotone e dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, con l’aiuto anche di unità cinofile. I provvedimenti sono stati emessi dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale pitagorico Michele Ciociola. L’indagine è stata coordinata dal Procuratore Giuseppe Capoccia e dal Sostituto Luisiana Di Vittorio.
(aggiornata alle 12:00)