Ricettazione reperto archeologico: chiesti due anni per il vicepresidente regionale
È accusato di concorso in ricettazione di reperto archeologico il vicepresidente della Regione Calabria, Filippo Maria Pietropaolo, coinvolto nell'operazione denominata Tempio di Hera (LEGGI) che nel 2017 portò allo smantellamento di un presunto sodalizio dedito al saccheggio di alcune aree archeologiche del crotonese - in particolare quella di Capo Colonna e diversi siti nel circondario di Isola Capo Rizzuto - al fine di rinvenire reperti archeologici da rivendere.
Il pubblico ministero Matteo Staccini, al termine del lungo procedimento processuale, ha chiesto la conferma di 14 condanne, seguite da 7 richieste di prescrizione e 2 assoluzioni, mentre per 5 indagati - deceduti nel frattempo - è stato disposto il non luogo a procedere.
Tra le richieste di condanna risulta proprio quella di Pietropaolo, per un episodio avvenuto nel 2014, quando lo stesso ricopriva la carica di consigliere delegato presso una grande azienda nel catanzarese.
Secondo l'accusa avrebbe favorito l'assunzione del figlio di un uomo, professore crotonese di greco e latino in pensione ritenuto al vertice del sodalizio.
Quest'ultimo, per "sdebitarsi" nei confronti di Pietropaolo, gli avrebbe portato in dono una antica moneta bruzia recuperata illegalmente in qualche scavo clandestino.
Per Pietropaolo - esponente catanzarese di Fratelli d'Italia, subentrato alla vicepresidenza regionale dopo l'elezione all'europarlamento di Giusy Princi nel luglio del 2024 - è stata dunque chiesta una condanna a 2 anni per ricettazione in concorso.