Traffico di reperti archeologici. Smantellata da Crotone una “holding” degli scavi clandestini
Gli inquirenti non hanno remore nel definirla come una holding criminale: d’altronde estendeva il suo ramo d’azione non solo all’Italia ma anche al Regno Unito, alla Germania, alla Francia e alla Serbia.
Un’organizzazione, insomma, che da tempo avrebbe gestito un importante e grosso traffico di beni archeologici ottenuti con scavi clandestini eseguiti in Calabria e destinati anche all’esportazione illecita all’estero.
Almeno fino ad oggi, quando i carabinieri hanno fatto scattare l’operazione non a caso chiamata “Achei”, frutto di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Crotone.
Dalla notte scorsa, in tutto il Paese ma anche negli altri quattro territori stranieri, i militari del Comando Tutela Patrimonio Culturale, con il coordinamento di Europol ed Eurojust, stanno eseguendo un’ordinanza per l’applicazione di misure cautelari - emessa dal Gip del Tribunale pitagorico - nei confronti di 23 persone.
Due quelle finite in carcere, altre 21, invece ai domiciliari, di cui tredici di Crotone, due di Milano, altrettante di Perugia, ed una ciascuno tra Catanzaro, Benevento e Fermo. Le accuse sono di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali, ricettazione ed esportazione illecita.
Contemporaneamente si stanno effettuando delle perquisizioni nei confronti di altri 80 soggetti indagati, di cui quattro all’estero.
Le indagini, avviate nel 2017, hanno permesso così di recuperare numerosi reperti archeologici per un valore di diversi milioni di euro ed avrebbero disvelato, dunque, l’esistenza della presunta organizzazione - ritenuta responsabile di un vero e proprio saccheggio del patrimonio archeologico calabrese - radicata nel crotonese, per lo più nel popoloso comune di Isola Capo Rizzuto.
Il tutto è partito da alcune segnalazioni e denunce che hanno fatto scattare le investigazioni dei militari e che hanno portato a scoprire diversi scavi clandestini in diverse aree archeologiche.
UN’ORGANIZZAZIONE STRUTTURATA
L’ipotesi è che a capo dell’organizzazione vi siano due crotonesi, Giorgio Salvatore Pucci, 59enne di Cirò Marina, e Alessandro Giovinazzi, 30enne di Scandale, che si sarebbero occupati della ricerca dei reperti e che avrebbero contato poi su una “rete” di commercializzazione illegale degli stessi.
Diversi i siti archeologici interessati dagli scavi illegali: ad esempio, quello di Capo Colonna, a Crotone; di Apollo Aleo a Cirò Marina; di Castiglione di Paludi; e molte altre sia del crotonese che del cosentino.
Partendo dalle segnalazioni i carabinieri hanno tenuto sotto controllo alcune delle aree di “interesse” scoprendo un vero e proprio saccheggio da parte di tombaroli che avrebbero agito nell’ambito dell’organizzazione. Ognuno, sostengono gli investigatori, avrebbe avuto un ruolo specifico agendo in modo “strutturato” e tale da essere in grado di poter fornire i reperti al mercato clandestino per il tramite di una fitta e complessa rete di ricettazioni.
I presunti componenti dell’organizzazione, poi, avrebbero utilizzato un linguaggio criptico per eludere eventuali indagini (ad esempio con parole come “appartamenti”, “asparagi” o “motosega”) potendo contare anche sull’utilizzo di strumenti elettronici sofisticati per la ricerca dei metalli nel sottosuolo, come i minilab, che sono dei cercametalli potentissimi.
Durante le indagini, gli investigatori sono riusciti così a recuperate diversi reperti che risalgono al IV e al III sec. a.C. che sono stati ritrovati nella disponibilità di uno dei presunti capi dell’organizzazione. Tra questi vi sono cinque vasi e lucerne in terracotta, dei piatti con scene di animali, delle fibule e dei monili. Sequestrati poi mezzi meccanici e attrezzature utilizzate per gli scavi del terreno e per le ricerche clandestine.
I NOMI DEGLI INDAGATI
In carcere sono finiti così finiti; Giorgio Salvatore Pucci, 58 anni, di Cirò Marina e Alessandro Giovinazzi, 30 anni, di Scandale. Ai domiciliari, invece: Antonio Camardo, 56 anni, di Pisticci; Raffaele Gualtieri, 56 anni, di Isola Capo Rizzuto; Santo Perri, 58 anni, di Sersale; Alfiero Angelucci, 70 anni, di Trevi (Pg); Enrico Cocchi, di Castano Primo (Mi); Francesco Comito, 30 anni, di Rocca di Neto.
Ed ancora: Giuseppe Caputo, 42 anni, di Dugenta (Bn); Sebastiano Castagnino, 47 anni, di Petilia Policastro (Kr); Simone Esposito, 35 anni, di Rocca di Neto (Kr); Giuseppe Gallo, 68 anni, di Strongoli (Kr); Domenico Guareri, 65 anni, di Isola Capo Rizzuto (Kr); Vittorio Kuckiewicz, 72 anni, di Fermo (Fm); Franco Lanzi, 67 anni, di Norcia (Pg); Leonardo Lecce, 70 anni, di Crotone.
E poi, Raffaele Malena, 72 anni, di Cirò Marina; Marco Godano Otranto, 26 anni di Crotone; Renato Peroni, 48 anni, di Magnago (Mi), Vincenzo Petrocca, 55 anni, di Isola Capo Rizzuto; Aldo Picozzi, 67 anni di Castano Primo (Mi); Domenico Riolo, 37 anni, di Scandale (Kr); Dino Sprovieri, 53 anni, di Cirò Marina (Kr).