Operazione Achei: preziosi reperti ritrovati in Inghilterra tornano al Museo di Tarquinia

Crotone Cronaca

Nella mattinata di oggi il Comandante del Gruppo Carabinieri TPC di Roma, insieme al collega di Cosenza, ha consegnato al Direttore del Museo Archeologico Nazionale di Tarquinia sette preziosi reperti archeologici recuperati nel Regno Unito nel corso delle attività svolte nell’ambito dell’operazione chiamata in codice “Achei(QUI), inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Crotone, che nel 2019 fece luce su un traffico di reperti derivante da una serie di scavi clandestini (QUI).

L’evento di oggi si è svolto alla presenza del Prefetto di Viterbo, del Direttore Generale Musei del MiC, del Comandante del Comando Provinciale Carabinieri di Viterbo, del Direttore Regionale Musei Lazio e del Soprintendente Abap per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, Marherita Eichberg nonché delle Autorità Civili, Militari e Religiose provinciali e cittadine.

I preziosi reperti riconsegnati, di eccezionale valore archeologico, consistono nei resti di calice etrusco di bucchero di cui mancano lo stelo e la base, una produzione dell’Etruria meridionale, in ambito ceretano (Cerveteri)-tarquiniese-vulcente; un pendente italico (di cultura picena, Fase Piceno IV A) a doppia protome di toro, in bronzo, con foro di sospensione e resti di perno di ferro. (Età del Ferro/VI sec. a.C.).

E poi, uno stamnos etrusco in bronzo con anse terminanti a forma di mani e relativo coperchio di lamina di bronzo e pomello massiccio decorato, prodotti in Etruria, in particolare nel centro etrusco di Vulci, e in ambiente italico - epoca V-IV sec. a.C. con attardamenti nel periodo ellenistico.

Ed ancora, un vaso etrusco biconico monoansato in ceramica di impasto con relativa scodella-coperchio di produzione villanoviana da ambito etrusco-italico. Datazione: IX-VII sec. a.C. La scodella-coperchio e l’ossuario biconico sono elementi fondamentali comuni della civiltà Villanoviana, una delle più rappresentative culture dell’età del Ferro italiana.

Inoltre, una olla a coste con orlo a tesa arrotondato, decorato all'interno con cinque solchi concentrici, breve collo cilindrico, corpo globulare decorato con strigilature (costolature) che arrivano molto oltre la metà del corpo. Produzione dell'Etruria meridionale/del Latium vetus, largamente diffusa dall’VIII fino alla prima metà del VI sec. a.C..

Riconsegnati, infine, un pendente italico (di cultura picena, Fase Piceno IV A) a doppia protome di toro, in bronzo, con foro di sospensione e resti di perno di ferro. (Età del Ferro/VI sec. a.C.); e dei resti di calice etrusco di bucchero a cui mancano lo stelo e la base, di produzione Etruria meridionale, ambito ceretano (Cerveteri)-tarquiniese-vulcente.

I RISULTATI DELL’INCHIESTA

Gli straordinari oggetti restituiti, di ingentissimo valore sia storico-culturale che economico, sono stati rintracciati nel contesto di una complessa attività d’indagine dei Carabinieri Tpc di Cosenza che ha acclarato l’esistenza di un vasto traffico su scala nazionale e internazionale – con ramificazioni in Gran Bretagna, Francia, Germania e Serbia – di reperti italiani.

Le indagini, iniziate nel maggio 2017 e conclusesi nel luglio 2018, fecero luce su dei sistematici saccheggi di più squadre di “tombaroli” che, con una articolata suddivisione di competenze e ruoli, avrebbero garantito al mercato clandestino un flusso continuo di beni archeologici, di ingente valore economico, inseriti in articolati e complessi canali di ricettazione in Italia e all’estero.

L’operazione si concluse con l’emissione di un’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Crotone nei confronti di 23 persone ritenute responsabili, a vario titolo, di far parte di un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di danneggiamento del patrimonio archeologico dello Stato, impossessamento illecito di beni culturali appartenenti allo Stato, ricettazione ed esportazione illecita; allora furono anche eseguiti 80 decreti di perquisizione nei confronti di altrettanti soggetti, indagati in stato di libertà.