Costa Pulita: pm chiedono 82 rinvii a giudizio, anche politici e imprenditori
Rinvio a giudizio per 82 indagati, fra già detenuti e persone ancora a piede libero, nell’ambito dell'operazione antimafia “Costa pulita” contro il clan vibonese dei Mancuso di Limbadi e quelli degli Accorinti e Melluso di Briatico e Il Grande di Parghelia.
Questa la richiesta avanzata dai Pm della Dda di Catanzaro, Annamaria Frustaci e Andrea Mancuso, dal procuratore Nicola Gratteri dall’aggiunto Giovanni Bombardieri che contestano, a vario titolo, l’associazione mafiosa, il concorso esterno in associazione mafiosa, l’intestazione fittizia di beni, l’estorsione e armi.
Tra le persone destinatarie della richiesta vi è anche Andrea Niglia, presidente della Provincia di Vibo Valentia e sindaco di Briatico. Gli inquirenti gli contestano fatti risalenti alle elezioni amministrative del 2010, quando fu sconfitto nella corsa a primo cittadino da Francesco Prestia, anch’egli fra gli indagati.
A carico di Niglia, inizialmente, venne formulata l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, poi riqualificata in corruzione elettorale: secondo la tesi investigativa, come sindaco si sarebbe attivato per favorire la cosca Accorinti, ponendo in essere delle “condotte riservate e fraudolente tese a salvaguardare l’attività del villaggio Green Garden costituente una delle principali fonti di guadagno della cosca”, viene scritto nel decreto di fermo
Richiesta di rinvio a giudizio anche per Domenico Marzano e Giacomo Franzoni, avvocati del foro del capoluogo; per Giancarlo Giannini, ex consigliere comunale di Vibo; Sergio Bagnato, ex consigliere comunale di Briatico; Michele Fusca, imprenditore vibonese; due dipendenti della Capitaneria di porto; e, ovviamente, per i presunti vertici delle cosche Mancuso, Accorinti e Il Grande.