Paidea insiste: a Crotone indispensabile un reparto di Emodinamica

Crotone Salute

L’Associazione Padeia di Crotone intende organizzare una raccolta di firme, insieme a tutte le associazione della città e della provincia che vorranno aderire, per affiancare l’azione del direttore generale dell’ASP provinciale, Sergio Arena, finalizzata ad ottenere un reparto di Emodinamica, Cardiologia invasiva e Unità di cura coronarica presso l’ospedale del capoluogo.

Secondo l’associazione, difatti, la recente abolizione dell'elisoccorso nella postazione di Cirò Marina e l’orografia del territorio del crotonese e della Sila, un vasto bacino di utenza di oltre 300 mila persone, rendono necessario ed urgente la creazione del reparto per salvare le vite umane.

Già 11 anni fa circa la Paideia organizzò con la fondazione Centesimus Annuus Cavallaro un convegno in tal senso, presso la parrocchia di San Domenico, dove relazionò il cardiochirurgo del S. Anna Hospital professor Mauro Cassese assieme alla sua equipe ed al dottor Giuseppe Zampaglione (primario della cardiologia crotonese) per sensibilizzare le autorità regionali ad autorizzare la nascita di una unità di emodinamica presso il nosocomio pitagorico.

Ogni anno decine di persone della provincia vengono difatti colpite da infarto e da ictus e con onerosi costi di trasporto, in ambulanze e con l’elisoccorso, vengono trasportati nei nosocomi catanzaresi, alcune volte inutilmente per la tardività degli interventi cardio-chirurgici e delle cure necessarie.

“Se non ora quando avremo l’emodinamica a Crotone, reparto che potrebbe essere utile anche ai territori oltre provincia di S. Giovanni in Fiore, Cariati, Mirto, Rossano etc?”, si chiedono dall’associazione spiegando come “alla Emodinamica e Cardiologia invasiva afferiscono prevalentemente pazienti con ischemia miocardica nelle sue varie forme: angina pectoris, infarto miocardico”.

Per una corretta e precisa conoscenza dell'albero coronarico, i pazienti sono sottoposti a coronarografia, a ventricolografia sinistra e a cateterismo cardiaco sinistro in modo da valutare l'opportunità di un intervento di rivascolarizzazione miocardica o con angioplastica o con by-pass.

L'angioplastica coronarica (PTCA) è eseguita dopo la coronarografia, se possibile nella stessa seduta. Oltre all'angioplastica con il palloncino, l'Unità dispone di tutte le più moderne attrezzature (Rotablator, Aterectomia direzionale, Ecografia intracoronarica OCT, Optical coherence tomograghy) e di una vasta gamma di protesi coronariche (stent) per poter trattare qualsiasi patologia coronarica. Gli ultimi arrivati sono gli stent riassorbili che permettono di mantenere la massima apertura del vaso dopo angioplastica ma dopo un anno sono completamente riassorbiti lasciando il vaso pervio e senza protesi metalliche al suo interno.

L'Unità è in grado di assicurare esami in emergenza-urgenza per tutte le patologie. In particolare nell'infarto acuto l'équipe è in grado di disostruire l'arteria occlusa entro mezz'ora dall'arrivo in pronto soccorso non solo con il tradizionale palloncino ma anche con altri moderni sistemi come microaspiratori (che aspirano i trombi che sono sempre presenti nelle coronarie occluse) o filtri (che vengono messi distalmente all'occlusione per impedire ai trombi, quando il vaso viene riaperto, di andare in circolo).

L'Unità si occupa anche dei pazienti con patologia valvolari e congenite. Si esegue la sostituzione percutanea della valvola aortica (TAVI) nelle stenosi aortiche gravi ad alto rischio chirurgico, la sostituzione percutanea con una nuova valvola di bioprotesi chirurgiche degenerate sia in sede aortica che in sede mitralica e tricuspidalica, la sostituzione della valvola polmonare nei post-operati di Tetralogia di Fallot o atresia della polmonare con condotto.
Nei pazienti con insufficienza mitralica grave funzionale da dilatazione del ventricolo sinistro ipocinetico per presenza di cardiomiopatia o primitive o ischemiche, la cardiologia interventistica offre il trattamento percutaneo dell’insufficienza mitralica con l’inserzione di una o più clip tra i due lembi valvolari che contengono o il più delle volte annullano, il rigurgito.

Nei pazienti con difetti del setto interatriale e interventicolare, più frequentemente congeniti, si esegue la chiusura della soluzione di continuità per via percutanea con vari dispositivi a “ombrellino” a seconda del tipo e dell’anatomia del difetto che viene valutata prima con la risonanza magnetica cardiaca e l’ecografia tridimensionale trans esofagea. È possibile anche la dilatazione delle arterie polmonari e dell’aorta (in caso di coartazione aortica) con vari tipi di stent anche ricoperti per far fronte ad una eventuale rottura dei vasi.

La cardiologia interventista inoltre contribuisce alla prevenzione dell’ictus ischemico in collaborazione con i Neurologi attraverso la chiusura percutanea del forame ovale pervio in caso di ictus ischemico criptogenico (assenza di altre cause di ictus) con importante shunt destro/sinistro. La chiusura percutanea dell’auricola sinistra, sede di formazione e raccolta di trombi durante la fibrillazione atriale, avviene con un dispositivo a tappo che chiude l’auricola impendendo la fuoriuscita dei trombi in caso di pazienti che presentano problemi col trattamento cronico anticoagulante.
E, infine, il trattamento delle stenosi carotidee con sofisticati sistemi di prevenzione di embolia cerebrale durante la procedura sia con filtri che con il sistema di clampaggio endovascolare (pallone) del flusso anterogrado (MOMA) è disponibile anche in emergenza.

La cardiologia interventistica contribuisce al trattamento dell’ipertensione arteriosa grave e resistente alla terapia farmacologica sia con l’angioplastica e lo stent delle arterie renali in caso di stenosi di queste, sia con l’ablazione con radiofrequenza delle arteria renali (simpaticectomia) che bloccando le terminazioni nervose situate nell’avventizia di tale arterie impedisce quei riflessi nervosi, che scatenano l’ipertensione resistente.