Presila Unita: incentivi fusioni Comuni, per la Regione è tempo di intervenire
Il Governo nazionale, mediante incentivi alle fusioni tra enti locali di ridotte dimensioni, vuole garantire un uso efficiente delle risorse pubbliche e rinnovare l’apparato amministrativo del Paese. A seguito del decreto legislativo, il 267/2000, che disciplina l’istituto della fusione su tutto il territorio nazionale, anche le Regioni stanno mettendo in campo leggi di incentivazione all’aggregazione dei piccoli centri urbani.
Il caso della fusione della Presila cosentina è il primo che interessa piccole municipalità e, per questo, ha l’opportunità di poter sfruttare i “vantaggi della prima mossa” nel contesto regionale. Si tratta, infatti, del primo progetto di fusione nato dopo la legge statale.
La prima fusione in Calabria risale al 1968 e riguarda Lamezia Terme, nata dall’aggregazione di Nicastro, Sambiase e Sant’Eufemia. D’altra parte, il nuovo Comune Casali del Manco può sfruttare le economie di esperienza accumulate nell’intero territorio italiano che, nella stragrande maggioranza dei casi, è costellato di esperienze positive provenienti da territori le cui best practice sarebbero da imitare.
Le regioni in cui si sono registrate il maggior numero di fusioni sono l’Emilia-Romagna, la Lombardia e la Toscana. E non si può non evidenziare come tali Regioni si siano dotate di strumenti normativi orientati ad incentivare le aggregazioni attraverso l’erogazione di contributi e altre forme di incentivi, aggiuntivi a quelli statali.
“Seguendo il principio di imitazione – ribadiscono in tal senso dal Movimento Presila Unita - che vale soprattutto quando si guarda a strategie che altrove sono state vincenti, si riportano di seguito alcuni esempi di forme di incentivazione alle aggregazioni di Comuni da parte di specifici enti regionali. La Regione Emilia-Romagna incentiva in modo prioritario le fusioni dei Comuni che raggiungono la soglia minima di 5,000 abitanti e quelle che, anche rimanendo sotto questa soglia, includono almeno tre Comuni di cui almeno uno sotto i 1,000 residenti. Sono, inoltre, previste premialità per le fusioni con maggiore popolazione e maggior numero di Comuni. I criteri per la quantificazione dei contributi regionali spettanti alle nuove fusioni fanno riferimento alla popolazione e al territorio complessivi e al numero dei Comuni interessati dalla fusione”.
Tuttavia, l’esatta quantificazione dei contributi è, comunque, chiaramente esplicitata in ciascuna legge regionale di fusione e valutata caso per caso. Ed è quanto accade anche in Toscana. Altro caso interessante proviene dalla Lombardia. Secondo il piano di riordino territoriale, l’Associazione Nazionale Comuni Italiani lombarda ha avviato nel 2016 un gruppo di lavoro formato da amministratori, esperti e docenti universitari per arrivare alla formulazione di un progetto di legge regionale che ridefinisca ruoli e funzioni con al centro i Comuni con lo scopo di premiare ed incentivare la volontarietà dell’aggregazione.
Forme di incentivazione per promuovere il ricorso all’istituto sono previste anche in Veneto, dove i Comuni che nascono per fusione ottengono, oltre all’erogazione del contributo straordinario statale per 10 anni a decorrere dalla fusione e all’erogazione del contributo straordinario regionale, anche priorità nell’assegnazione degli spazi finanziari regionali ai Comuni istituiti per fusione; e nelle Marche, dove è stato costituito un fondo regionale, al quale i Comuni possono attingere per 10 anni, stesso orizzonte temporale previsto per gli incentivi statali.
“È il caso di dire che – chiariscono dal Movimento - questi strumenti messi in atto dagli enti regionali hanno svolto un ruolo essenziale nelle fusioni che si sono verificate in questi ultimi anni. E potrebbero anche spiegare la forte differenza in termini di numeri di fusioni all’interno del territorio nazionale. Si può ragionevolmente sostenere – aggiungono - che la Regione Calabria può e deve svolgere un ruolo molto importante anche sul versante dell’attivazione di meccanismi (monetari e non) che stimolano le fusioni tra Comuni”.
“Le strade sono tante, ma – continuano da Presila Unita - alcune indicazioni derivano dalle altrui esperienze e possono prendere forma anche in questa fase di transizione in cui la legge regionale in Calabria sta per essere approvata. Così come hanno già fatto le Regioni che guidano a livello nazionale in tema di fusioni, la Regione Calabria può prevedere incentivi economici diretti, agevolazioni fiscali attraverso la definizione di aree free-tax a favore dei centri storici e, nel medio-lungo termine, agevolazioni nel contesto dei bandi regionali destinati ai comuni”.
Si tratta di un nuovo ambito di azione per la nostra regione, in cui si sta assistendo proprio in queste settimane alla costituzione del Comune Casali del Manco, rispetto al quale la Regione Calabria “ha sia l’obbligo di delineare le direttive che ne guideranno l’istituzione sia la facoltà e la possibilità di mobilitare risorse finanziarie per accompagnare i comuni della Presila cosentina a transitare verso la nuova amministrazione comunale, che sarà più solida e con maggiore potenzialità di crescita rispetto ai preesistenti Comuni” concludono dal movimento.