Catturato “L’ingegnere”, si nascondeva nelle campagne di Joppolo
Pantaleone Mancuso, detto “L’ingegnere”, considerato il boss dell’omonima e potente cosca di Limbadi, è stato catturato, dopo un anno di latitanza, a Joppolo, comune del vibonese distante solo pochi chilometri dalla sua città d’origine.
Ad arrestarlo sono stati i carabinieri del Comando provinciale del capoluogo che durante un’attività condotta sul posto con i colleghi delle Stazioni di Joppolo e Nicotera e dei Cacciatori Calabria, hanno effettuato una perlustrazione in una zona di campagna rintracciando il latitante, che deve scontare un anno di reclusione nella Casa lavoro di Vasto (in provincia di Chieti) per una vecchia condanna scaturita da un processo per ‘ndrangheta celebrato a Firenze, in Toscana.
L’ingegnere aveva fatto perdere le sue tracce già in altre occasioni, come tre anni fa, nel 2014, e poi catturato tra l’Argentina e il Brasile.
Difeso dall’avvocato Francesco Sabatino, il 12 luglio di quest’anno dovrà comparire davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro come imputato per il tentato omicidio a colpi di armi da fuoco (una pistola e una mitraglietta) della zia Romana Mancuso e del cugino (il figlio di Romana) Giovanni Rizzo, fatto di sangue avvenuto il 26 maggio 2008 a Nicotera. Ad accusarlo è stata la testimone di giustizia Ewelina Pytlarz, ex moglie di Domenico Mancuso, cugino di Pantaleone.
Dall’altro ieri risulta irreperibile il figlio, Emanuele Mancuso, 29 anni, raggiunto lunedì scorso da un ordine d’arresto nell’ambito di un’operazione antidroga eseguita sempre dai carabinieri di Serra San Bruno. Ed è proprio a lui che probabilmente gli investigatori stavano dando la caccia arrivando così ad individuare il padre.