Discarica Celico. Comitato: se Tar dà ragione a società chiederemo la diffida

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Un resoconto, sebbene sommario, di quanto avvenuto nell’incontro durante il quale il Governatore Oliverio ha disposto l’immediata sospensione dei conferimenti dei rifiuti nella discarica di Celico, nel cosentino, è quello che ha voluto fare il Comitato Ambientale Presila, movimento che si è battuto a lungo per dire no all’impianto cosentino di proprietà di una società privata, e che ora ha voluto illustrare cosa, a suo dire, potrebbe accadere nei prossimi giorni.

La discussione, spiega il Comitato, è iniziata con una relazione del consigliere Giudiceandrea, che ha spiegato le problematiche relative alla presenza dell’impianto di Celico, “prima tra tutte – affermano - la puzza, prodotta non solo dall’impianto di lavorazione ma anche dai rifiuti abbancati in discarica, e ricordando come il problema sia stato rappresentato egregiamente dal video dei bambini di Rovito”.

Giudiceandrea ha fatto poi presente che la discarica “non viene utilizzata per lo smaltimento dei rifiuti prodotti in regione, se non per sole 10 tonnellate al giorno di umido. Il resto … infatti proviene da altre regioni, in particolare dalla Campania”; lamentela ribadita anche dal Sindaco di Celico.

Il Governatore Oliverio, dal canto suo, ha dichiarato di non avere alcuna responsabilità nella realizzazione dell’impianto e che, da quando è stato eletto, avrebbe cercato di limitare i danni disponendo l’utilizzo della discarica per sole 10 tonnellate di organico al giorno.

Il Dirigente Generale della Regione ha chiarito che, inizialmente, era stata disposta la sospensione totale dei conferimenti di rifiuti pubblici nell’impianto e che poi, a seguito di un incontro in Prefettura, e su richiesta di alcuni sindaci, era stato disposto di far lavorare all’azienda le 10 tonnellate di organico.

Nel corso dell’incontro Oliverio ha anche chiesto di verificare da dove provengano i rifiuti che giungono a Celico, dichiarando che “non è accettabile che i cittadini debbano convivere con la puzza e che se ci sono spazi di iniziativa, la discarica va chiusa”.

Il governatore ha poi proposto tre soluzioni: ovvero la sospensione dei conferimenti, il ritiro dell’AIA e una ordinanza di chiusura dell’impianto. La prima che sarebbe da adottare subito; la seconda da valutare, insieme ad un pool composto da esperti del Dipartimento Ambiente, tecnici e legali indicati dai rappresentanti politici e dal CAP, e da mettere in campo nel caso in cui non comporti un esborso ingente per la Regione. Il ricorso alla terza soluzione è stato proposto nel caso in cui le prime due non fossero sufficienti e garantendone la legittimità con il supporto della Regione, che si prodigherebbe nel produrre valutazioni tecnico-scientifiche incontrovertibili.

Il Sindaco di Rovito, D’Alessandro, ha inizialmente posto la “discriminante tra puzza con effetti nocivi e puzza che tali effetti non ha”. L’intervento è stato interrotto dal consigliere Giudiceandrea, che ha fatto presente come il “deterioramento della qualità della vita ci sia indipendentemente dalla nocività o meno della puzza”. Il CAP è intervenuto dichiarando l’illegittimità dell’autorizzazione rilasciata alla Miga, la società proprietaria dell’impianto, spiegandone le motivazioni e richiamando la Regione alle proprie responsabilità.

Il Dg della Regione ha poi illustrato la possibile esistenza di violazioni nella gestione dell’impianto, in base alle quali esisterebbero, a suo parere, elementi per sospendere l’AIA.

È stata poi contestata al Dipartimento Ambiente (dal CAP, dal consigliere Giudiceandrea e dal Sindaco Falcone) la modalità di verifica delle emissioni, che avviene in autocontrollo da parte del gestore e con una frequenza insufficiente. I controlli, affermano dal Comitato, “vengono eseguiti solo una volta ogni 6 mesi e direttamente dalla MiGa, limitandosi Arpacal a controllare il report cartaceo fornito dal gestore”.

La Dirigente del Dipartimento Ambiente ha posto al Presidente l’obiezione che, sospendendo i conferimenti, non sarebbe stato possibile effettuare il monitoraggio delle emissioni moleste, ma il Governatore ha risposto che, soprattutto in vista della stagione estiva e del forte caldo, non si poteva permettere alla ditta di continuare a conferire rifiuti “rendendo l’aria irrespirabile”.

Alle obiezioni sugli eventuali costi a carico della Regione per la chiusura dell’impianto, il CAP ha fatto presente che, per i cittadini della Presila, il deprezzamento degli immobili avrebbe già comportato un esborso di decine di migliaia di euro a famiglia e che la responsabilità del rilascio di un’autorizzazione è della Regione, che pertanto – è stato ribadito – “deve attivarsi per individuare e adottare una soluzione definitiva al problema”.

La riunione si è conclusa con l’impegno da parte della Regione, su richiesta del Sindaco Falcone, a finanziare il piano di monitoraggio e l’eventuale bonifica della vecchia discarica.

“Di certo – sbottano dal comitato - la Mi.Ga. proporrà ricorso contro il decreto di sospensione dei conferimenti disposto dalla Regione. E’ plausibile che vinca il ricorso e che torni a lavorare e interrare rifiuti. Questo potrebbe accadere in breve tempo se il TAR dovesse accogliere la richiesta di sospensione del provvedimento della Regione e non sarà la chiusura del viadotto Cannavino a fermare gli sversamenti, perché già da tempo i mezzi carichi di rifiuti viaggiano sul percorso alternativo. Se ciò dovesse succedere, crediamo che la responsabilità sia solo ed esclusivamente della Regione per due motivi: il Dipartimento Ambiente, pur cosciente dei problemi creati dall’impianto di proprietà della Mi.Ga., probabilmente ha omesso di diffidare il gestore per imporgli il rispetto delle prescrizioni; l’Arpacal, non solo ha omesso di intervenire, pur se sollecitata dai cittadini e dai Sindaci (a titolo di esempio esiste, da oltre un mese, un sollecito disatteso del Sindaco di Celico), ma ha dichiarato palesemente il falso, non riconoscendo che dall’impianto vengono emessi odori molesti”.

“E’ evidente – aggiungono dal Comitato Presila - che nel caso in cui tali omissioni dovessero vedere la Regione soccombente nei confronti della Mi.Ga. chiederemo a gran voce le dimissioni immediate dei Responsabili. Nel frattempo chiediamo al Dipartimento Ambiente di attivare immediatamente il pool promesso dal Governatore Oliverio, perché produca al più presto le motivazioni per il ritiro dell’AIA”.

Nell’ipotesi in cui il Tar dovesse dare ragione alla società che gestisce l’impianto, il Comitato annuncia che chiederà ad Arpacal “di svolgere il compito per il quale l’agenzia è stata istituita, certificando immediatamente i danni prodotti dall’impianto di Celico e al Dipartimento Ambiente di emettere immediata diffida e successiva sospensione dei conferimenti”.