Coppia di nigeriani aggredisce operatori Sprar, ferito un carabiniere
Un episodio di sequestro di persona con aggressione si è verificato ieri, intorno a mezzogiorno e mezza, presso la sede amministrativa dell’Associazione Matrangolo.
Protagonista del’accaduto una famiglia nigeriana che si è recata, per l’ennesima volta, per ottenere delle somme non spettanti di denaro, per poi barricarsi dentro gli uffici e impedendo agli operatori uscire.
Non solo, il marito si sarebbe reso protagonista di un’aggressione ai danni di un carabiniere che è stato ferito in modo grave.
La Matrangolo ha subito sporto denuncia per quanto accaduto e ha fatto sapere che la coppia di nigeriani non era più ospite del progetto Sprar dal 12 luglio scorso.
“La procedura - sostengono dall’associazione - prevede che la imminente fuoriuscita dal progetto, per decorso del termine, debba essere comunicata agli ospiti del progetto qualche tempo prima. Anche nei confronti della famiglia nigeriana si è proceduto in tal senso”.
Sennonché – raccontano dalla struttura - nello stesso giorno in cui la famiglia ha ricevuto questa comunicazione, si sarebbe resa responsabile di fatti gravi per i quali, tra l’altro, sono state sporte delle denunce all’Autorità Giudiziaria.
In particolare, sia il marito che la moglie, avrebbero più volte minacciato, anche di morte, gli operatori dell’associazione, danneggiando gli arredi delle sedi operative e amministrative, e rendendosi protagonisti di lesioni nei confronti degli stessi operatori oltre che di sequestro di persona a scopo di estorsione.
“Qui – continuano dalla Matrangolo - ci preme soprattutto chiarire la nostra posizione che, da luglio in poi, ha sempre avuto bene in mente la necessità di tutelare i diritti umani del nucleo familiare nigeriano con particolare riferimento alla moglie incinta e al minore di due anni. Senza dimenticare che sia il Sindaco, sia l’Associazione stessa non ha mai negato il dialogo alla famiglia. Dialogo che ha visto protagonisti anche l’assessore all’Accoglienza, Giovanni Manoccio e l’Arma dei Carabinieri.”
“Questa esperienza fa male” concludono dall’associazione ribadendo che nonostante si continuerà a svolgere, “sempre in maniera seria e responsabile, il proprio lavoro di accoglienza e integrazione nei confronti di ogni essere umano che venga ospitato nella sua comunità”.
Allo stesso tempo continuerà, come sempre, a impegnarsi per far comprendere agli ospiti del progetto “che, in quanto esseri umani, sono destinatari di diritti inviolabili ma anche di doveri nei confronti della comunità che li accoglie, così come insegna la nostra Carta Costituzionale.”