Duplice omicidio a Decollatura: annullati due ergastoli, condannati a 20 anni

Catanzaro Cronaca

La Corte di Assise di Appello di Catanzaro, a seguito di un precedente annullamento con rinvio da parte della Cassazione, ha condannato a venti anni di reclusione Domenico e Giovanni Mezzatesta, padre e figlio, accusati del duplice omicidio di Francesco Iannazzo, di 29 anni, e Giovanni Vescio, di 36, entrambi di Lamezia Terme, uccisi in un bar a Decollatura il 19 gennaio 2013.

A renderlo noto è il legale Francesco Lojacono che, insieme ai colleghi Nicola Cantafora ed Antonio Gigliotti, ha difeso i Mezzatesta sostenendo l’insussistenza dell’aggravante della premeditazione, costituente l’oggetto del Giudizio di rinvio.

Per il delitto il Gup lametino aveva inflitto ad entrambi gli imputati la massima pena del carcere a vita, poi confermata dalla Corte di Assise di Appello di Catanzaro.

Quest’ultima sentenza era stata annullata dalla Corte di Cassazione che, accogliendo i ricorsi delle difese (avvocati Pagliuso e Lojacono), aveva ravvisato una serie di vizi motivazionali circa la ritenuta sussistenza della premeditazione, disponendo un nuovo Giudizio.

Il duplice delitto aveva suscitato particolare eco e scalpore, perché la sua esecuzione era stata registrata “dal vivo”. E infatti, l’azione omicidiaria ai danni di Iannazzo e Vescio, era stata ripresa dalle telecamere collocate all’interno ed all’esterno del “Bar del Reventino” di Decollatura, che avevano immortalato Domenico Mezzatesta nel corso di una discussione animata con le vittime; ad un certo punto l’uomo avrebbe estratto una pistola esplodendo numerosi colpi al loro indirizzo causandone la morte. Giovanni Mezzatesta, dal suo canto, impugnando anch’egli un’arma, sarebbe intervenuto a sostegno del padre.

Di recente, le cronache avevano tornato a parlare di questo delitto a seguito dell’omicidio di Gregorio Mezzatesta, 53 anni, fratello di Domenico e dipendente delle Ferrovie della Calabria, assassinato a Catanzaro il 24 giugno scorso davanti al luogo di lavoro, con 5 colpi d’arma da fuoco calibro 9x21.

Per quest’ultimo fatto di sangue, dopo circa un mese, è stato arrestato ed è tuttora detenuto il 32enne lametino Marco Gallo, di Falerna, individuato dagli inquirenti come il presunto killer.