Intelligence, Baldassarre: “Il diritto costituzionale fondato sulla sicurezza dello Stato”
“Gli Stati moderni nascono con le grandi monarchie europee del XVII secolo che vedono in Thomas Hobbes il teorico che considera il potere assoluto come la migliore garanzia per la sicurezza dei cittadini”. È quanto ha sostenuto il Presidente Emerito della Corte Costituzionale Antonio Baldassarre durante la lezione tenuta al Master in Intelligence, diretto da Mario Caligiuri. Baldassarre e l’altro relatore Stefano Dambruoso, Questore della Camera dei Deputati, sono stati introdotti dal Rettore, che ha evidenziato l’importanza a livello universitario degli studi sull’Intelligence per rafforzare la democrazia nel nostro Paese.
Nel corso della sua lezione, Baldassarre ha sostenuto che “il diritto costituzionale coincide con l’analisi storica, circostanza che vale anche per l’intelligence”. Ha poi proseguito argomentando che la democrazia si è affermata dopo la seconda guerra mondiale e nella nostra epoca praticamente tutti gli Stati sono costituzionali cioè fondati su una carta fondamentale. “Oggi le Nazioni - ha detto - devono fronteggiare fenomeni complessi come la globalizzazione - che è irreversibile e comprime la democrazia- così come l’immigrazione - che è destinata ad essere permanente e quindi va regolata in modo adeguato”.
Ha quindi sostenuto che il concetto di intelligence segue quello della politica, poiché più estese sono le responsabilità internazionali e maggiore deve essere il ruolo delle rispettive intelligence nazionali. In ogni caso, ha precisato, vista l’importanza decisiva della funzione, gli operatori devono essere dotati di elevate professionalità, evidenziando capacità culturali e valori etici. Baldassarre si è allora soffermato sulla natura ambigua dell’Unione Europea, che registra il permanere dei nazionalismi che determinano conflitti economici interni alla comunità. “Tutto ciò - ha proseguito - rende difficoltosa la collaborazione tra gli organismi di intelligence, che invece è importantissima per fronteggiare problemi e nemici comuni”. Il docente ha poi evidenziato che “il sistema democratico è il più fragile perché è un sistema aperto e quindi ha bisogno di apparati di intelligence che ne assicurino la sopravvivenza”.
Ha pertanto argomentato che “storicamente l’intelligence italiana, per molteplici ragioni, è stata sempre un po’ arroccata, subendo l’influsso nazionale che politicizza tutto, mentre l’intelligence non deve essere coinvolta nel gioco parlamentare”. Baldassarre ha quindi rappresentato che “il salto culturale che si sta verificando con lo studio dell’intelligence nelle Unversità è importante per tutto il Paese”. Ha poi concluso sostenendo che “il controllo della Rete anche da parte dell’intelligence è fondamentale per contrastare il terrorismo e la criminalità. Questo richiede una partecipazione di tutti i cittadini per sviluppare un’efficace cultura della sicurezza. Purtroppo la politica spinge di fatto a non fare partecipare attivamente i cittadini, distorcendo il sistema democratico, che risulta condizionato pesantemente dagli interessi economici”.