Maxi frode fiscale tra fatture false e funzionari corrotti: 17 arresti nel crotonese

Crotone Cronaca
Antonio Aversa De Fazio e Alfredo Minervino

Cinque persone finite in carcere, altre dodici ai domiciliari. Sequestrati, inoltre, beni per un valore di circa 12 milioni di euro e tre società sottoposte ad amministrazione giudiziaria. Tra gli arrestati anche due dipendenti pubblici.


Questi i numeri dell’operazione Ciclope, scattata stamani all’alba tra il crotonese ed il veronese. La Guardia di Finanza sta ancora eseguendo le misure tra il capoluogo pitagorico e i comuni di Cutro, Isola Capo Rizzuto e Rocca di Neto, e quelli di Belfiore e Cologna Veneta in provincia di Verona.

Le indagini, condotte dalle fiamme gialle crotonesi, su richiesta della Procura locale, avrebbero consentito di smantellare quella che viene definita come "un’agguerrita associazione" che effettuava delle frodi fiscali e il riciclaggio dei relativi profitti del reato (LEGGI).

Secondo gli investigatori sarebbero stati infatti sottratti al fisco quasi 5,6 milioni di euro fra Ires, Iva ed Irap.

L’IMPRENDITORE MELISSESE E LA "LONGA MANUS" CUTRESE

La tesi degli inquirenti è che l’associazione a delinquere sarebbe stata costituita, promossa e organizzata da Antonio Aversa De Fazio (oggi arrestato), imprenditore 56enne di Melissa da tempo trasferitosi a Belfiore (nel veronese), dove ha intrapreso un’importante attività nel settore del commercio di inerti e dell’autotrasporto.

De Fazio avrebbe mantenuto, sempre, degli stretti legami con il suo territorio d’origine, tant’è che dell’organizzazione farebbe parte anche la sua “longa manus cutrese”, ovvero Alfredo Minervino, 56enne ritenuto il promotore e organizzatore, con compiti di reclutamento dei sodali.

In carcere sono finite poi altre tre persone anch’esse di Cutro: Raffaele Tucci (41 anni), Rocco Arena (47) e Vincenzo Migale (41)

Ai domiciliari, invece, Domenico Arena, (49enne fratello di Rocco), Ferdinando Menzà (60), Franco Muto Caterisano (40), Pasquale Macrì (48), Francesco Maggiore (49), tutti cutresi e accusati di aver riciclato gli importi ottenuti con le fatture false.

Stessa sorte è toccata a due dipendenti comunali di Cutro, Giovanni Della Rovere (64 anni) e Renato Domenico (65), a cui viene contestato il reato di corruzione.

Agli arresti, infine, Giuseppe Martino (40enne di Cutro), Giovanni e Giuseppe Pizzimenti (rispettivamente di 30 e 40 e l’ultimo già detenuto nell’ambito della nota operazione antimafia “Stige”) e Salvatore Nicastro (47 anni), questi ultimi di Isola Capo Rizzuto. A tutti viene contestata l’emissione di fatture false da parte delle ditte e società a loro riconducibili.

GLI APPALTI E LE REGALIE AI FUNZIONARI COMUNALI

Le indagini sono partire nel marzo del 2015, con una attività di analisi svolta sulle segnalazioni inviate alla Guardia di Finanza di Crotone dai colleghi scaligeri e su una nutrita serie di segnalazioni per operazioni sospette, le cosiddette “Sos”, giunte da parte di banche o di intermediari finanziari.

Gli investigatori hanno attivato così delle intercettazioni telefoniche che avrebbero consentito di scoprire l’esistenza di una "radicata associazione a delinquere", che avrebbe avuto lo scopo di realizzare degli ingenti risparmi di imposta attraverso l’emissione e l’utilizzo di fatture false, riciclandone, poi, i proventi.

Durante le indagini sono stati acquisiti elementi ritenuti “inconfutabili” sulla presunta violazione della normativa sui sub appalti e sulla corruzione di due funzionari pubblici del Comune di Cutro che, secondo gli inquirenti, per favorire un imprenditore locale, avrebbero disposto il pagamento dei lavori da questo effettuati, ricevendo in cambio delle regalie.

Le Fiamme gialle scaligere e, poi, quelle crotonesi si dicono certe di aver individuato i singoli ruoli avuti dagli indagati: dagli organizzatori e promotori agli interpositori fittizi.

Da sottolineare anche la collaborazione con il Gruppo interforze della prefettura di Verona che, mentre si sviluppavano le indagini, ha emesso delle informazioni antimafia interdittive su alcuni dei soggetti e delle società oggi raggiunti dalle misure e dai sequestri.

LE SOCIETÀ CARTIERE ED IL MODUS OPERANDI

Gli investigatori sottolineano come l’attività avesse previsto, principalmente, tre fasi. Nella prima, Aversa De Fazio, come amministratore delle aziende Euro Inerti, Aversa, Autotrasporti Aversa De Fazio e A.D.F., avrebbe impartito disposizioni a Alfredo Minervino - suo referente sul territorio di Cutro - per predisporre delle fatture false da far emettere nei confronti delle sue società, così da aumentare fittiziamente i costi e creare un indebito credito Iva.

In una seconda fase, Minervino avrebbe creato delle società cosiddette “cartiere”, intestate a se stesso o a soggetti ritenuti compiacenti ed appositamente reclutati, con il solo fine di emettere le fatture a favore delle società riconducibili all’imprenditore.

Infine, una volta che le aziende avessero ricevuto i pagamenti per le false fatture, il denaro sarebbe stato fatto sparire con dei prelevamenti per cassa, bonifici o assegni da parte di soggetti “riciclatori” e sempre su disposizione di Minervino.

IL SEQUESTRO

Le fiamme gialle hanno sottoposto a sequestro 114 fra camion, rimorchi e autoveicoli, 18 unità immobiliari, 33 fra conti correnti, conti deposito, polizze, conti gestione portafoglio, certificati di deposito, conti gestione risparmio, per un valore equivalente al presunto profitto dei reati fiscali e delle somme che si ritiene siano state riciclate: il tutto per un ammontare di circa 12 milioni complessivi.

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Archiviata posizione per cinque. Pm: “colossale equivoco”

Il Gip del Tribunale di Crotone, Massimo Forciniti, ha disposto l’archiviazione delle accuse contestate a cinque indagati nell’inchiesta: si tratta di Giovanni Della Rovere, Domenico Renato, Antonio Viscome, Antonio Gareri e, in parte, anche Giuseppe Martino. E' stato lo stesso Procuratore Giuseppe Capoccia, a seguito dell'interrogatorio di garanzia, a chiedere l’archiviazione per tutti arrivando a parlare apertamente di un “colossale equivoco”.