Autobomba a Limbadi, il gip: “Arrestati privi di umanità”
Il gip del Tribunale di Vibo Valentia ha usato parole forti per indicare le modalità con cui sarebbe stato eseguito l’attentato del nove aprile scorso a Limbadi (LEGGI).
A cadere vittima il 43enne Matteo Vinci, della cui morte gli inquirenti ritendono siano responsabili le sei persone appartenenti alla famiglia Di Grillo-Mancuso e finite in carcere nei giorni scorsi (LEGGI). La tesi è che siano loro i mandanti ed esecutori dell’omicidio dell’uomo e del ferimento del padre Francesco.
Secondo il giudice i fermati avrebbero usato “inaudita spietatezza, disumanità, crudeltà d'animo, una non comune capacità pianificatoria e strategica, oltre che un'ostinata ed inflessibile determinazione nel portare a termine i loro progetti di morte ed accaparramento dei terreni dei Vinci”.
Per il giudice, inoltre, il rischio che Rosaria Mancuso, il marito Domenico Di Grillo, la figlia Lucia Di Grillo ed il marito di quest'ultima, Vito Barbara, tutti di Limbadi, se lasciati in libertà, reiterino i reati a loro contestati sarebbe alto, in quanto ci si troverebbe dinanzi a “personalità efferate capaci di propositi vendicativi”.