“Locale” di Giussano: il curriculum dell’imprenditore in “odore” di ‘ndrangheta

Catanzaro Cronaca

Condannato definitivamente per associazione a delinquere, per gli inquirenti sarebbe affiliato alla cosiddetta “Locale di Giussano”, in provincia di Monza-Brianza.

Si tratta di un imprenditore 43enne, Orlando Demasi, nato Santa Caterina dello Ionio, nel catanzarese, che - sempre secondo gli investigatori - apparterrebbe alla ‘ndrangheta attiva in Lombardia e con collegamenti con la cosca calabrese dei “Gallace-Ruga”, attiva invece nel catanzarese.

L’IPOTESI è che l’uomo, sin dalla giovane età, fosse contiguo agli ambienti della criminalità: appena diciannovenne, nel 1994, tentò una estorsione ad un imprenditore del settore delle costruzioni aereonautiche.

Allora, mentre riceveva il pagamento dalla vittima, un assegno, avrebbe addirittura ribadito all’estorto come questo gli avrebbe evitato di “saltare in aria” e, con fare minaccioso, gli avrebbe anche consigliato di guardalo bene e di ricordarsi del suo volto.

Un profilo criminale che nel 2012 lo avrebbe visto coinvolto anche nell'operazione “Itaca”, con cui venne sgominata un'associazione mafiosa riconducibile sempre alla ’ndrangheta, costituita e organizzata nell'ambito della “locale” di Guardavalle (LEGGI LA NOTIZIA).

Nello stesso anno, nell’ambito di un’altra inchiesta, la “Ulisse”, fu arrestato per associazione mafiosa a causa dei suoi contatti costanti con i vertici calabresi della cosca Gallace Ruga Leotta (LEGGI LA NOTIZIA).

IL RITO DI INIZIAZIONE

Gli investigatori si dicono infatti certi che il 43enne sia stato affiliato ritualmente alla ‘ndrangheta, con una cerimonia di iniziazione che si sarebbe svolta in Calabria, assumendo poi un ruolo nella “locale” di Giussano, occupandosi della custodia delle potenti armi della cosca, tra cui bombe a mano, mitragliette Uzi e gli AK 47 kalashnikov.

L’imprenditore avrebbe poi mantenuto contatti con i familiari degli affiliati arrestati, dando del denaro alle loro famiglie, procurandogli avvocati di fiducia e provvedendo ovviamente al loro pagamento.

I SUMMIT NELLA CASCINA

Infine, avrebbe organizzato in luoghi di cui aveva la disponibilità, in particolare un capannone a Zelo Surrigone (nel milanese), o nella cascina del fratello, delle riunioni e summit nel corso delle quali si conferiscono le doti e si stabiliscono le strategie sulla vita della “locale”.

IL SEQUESTRO

Insomma un profilo particolareggiato quello tratteggiato dagli investigatori e su cui hanno indagato gli uomini della Divisione Anticrimine della Questura di Milano.

Gli elementi raccolti, soprattutto sul suo patrimonio, hanno portato oggi ad una proposta del Questore del capoluogo Lombardo, Marcello Cardona, sulla base della quale il Tribunale ha disposto il sequestro di undici immobili, tra la Lombardia e la Calabria, e di due conti corrente bancari, tutti riconducibili a Demasi (LEGGI).

Nel corso del sequestro la polizia ha anche trovato degli oggetti di pregio e utili per altre indagini oltre a delle cospicue somme di denaro in contante. Il valore complessivo dei beni sequestrati risulta essere superiore ai due milioni di euro.