Gli omicidi di mafia nel vibonese e lo scambio di favori tra i clan: chiesti tre ergastoli
Ergastolo per Rosario Primo Mantino, Vincenzo Giampà e Salvatore Mantella; otto anni ciascuno di reclusione per Domenico Giampà e Andrea Mantella, entrambi collaboratori di giustizia.
È questa la richiesta del Pubblico Ministero della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, Andrea Mancuso, formulata nell’ambito del processo con rito abbreviato scaturito dall'operazione antimafia “Outset” che nel luglio del 2017 permise agli inquirenti di fare luce sia sui moventi che sui mandanti ed esecutori materiali di due omicidi di mafia (LEGGI).
Si tratta dell’assassinio, nell’agosto del 2006, di Giuseppe Pugliese Carchedi durante il quale rimase ferito anche Francesco Macrì: allora i killer entrarono in azione lungo la statale 522 che collega Pizzo Calabro a Vibo Marina. Del delitto risponde proprio Mantino, 43enne di Vibo Marina.
Il secondo omicidio è invece quello di Mario Franzoni, che avvenne quattro anni prima, il 21 agosto del 2002, nella frazione Porto Salvo del capoluogo.
Secondo gli investigatori l’assassinio sarebbe stato commissionato ad esponenti della cosca Lo Bianco, tra cui Andrea Mantella (45enne cugino del collaboratore di giustizia Andrea Mantella), per vendicare un episodio in cui i suoi figli sarebbero stati minacciati dalla vittima con una pistola. Dello stesso delitto deve rispondere anche Domenico Giampà (37enne di Lamezia Terme).
Entrambi i fatti sarebbero dunque da inquadrare in delle vendette da parte delle cosche vibonesi, che vollero così eliminare due personaggi che avrebbero osato “sfidare” gli esponenti dei clan locali.
Per ricostruire i due omicidi decisive di sono rivelate per gli inquirenti proprio le dichiarazioni dei collaboratori Andrea Mantella e Raffaele Moscato che avrebbero indicato come presunti sicari due esponenti della cosca Giampà di Lamezia Terme: in pratico con uno scambio di favori fra lametini e vibonesi (LEGGI).