“Crati, è tempo di agire”, Madeo (Aria Nuova) scrive ai consiglieri regionali
“I danni avuti dall’abbattimento dell’argine potevano e dovevano essere evitati con dei “semplici” interventi di prevenzione”. È partendo da quest’importante assunto che Francesco Madeo, già consigliere comunale di Corigliano e rappresentante del gruppo “Aria Nuova – Riferimento Popolare”, ha deciso di lanciare un accorato appello ai consiglieri regionali della provincia di Cosenza sulla problematica del Crati, e ha infatti chiesto la massima attenzione per la risoluzione del problema, indicando ipotesi di efficaci interventi.
“Il Crati è il fiume più grande della Calabria ed il terzo fiume più grande del meridione, con il suo percorso di 91 chilometri. Parte dal Comune di Apriliano, tra Timpone Serra e Timpone Bruno, alle pendici della Sila, con il nome di Craticello, sfociando al confine tra la Città di Corigliano – Rossano e la Città di Cassano. Fiume che conserva un grande valore naturalistico e turistico, la sua foce infatti è una zona SIC (Sito di Interesse Comunitario), abbandonato ormai da tempo. Il Crati – spiega Madeo – è caratterizzato da un grande trasporto di materiale sabbioso che bloccandosi sull’alveo crea delle isole fluviali. Le isole presenti nell’alveo del fiume deviano il naturale percorso dell’acqua addossando, nei tratti non rettilinei, tutta la potenza sugli argini fatiscenti. La forza dell’acqua crea dei problemi di erosione degli argini che possono portare alla totale distruzione, come è avvenuto il 28 novembre scorso. I danni avuti dall’abbattimento dell’argine potevano e dovevano essere evitati con dei “semplici” interventi di prevenzione. Ma di che tipo di intervento parliamo?”.
Francesco Madeo, con l’ausilio di alcuni tecnici, ne hanno individuati due. “Prendendo in riferimento il tratto incriminato, un primo intervento consisterebbe in una semplice “sagomatura” della parte centrale dell’alveo del fiume, con la creazione di alcuni “pettini” sull’argine ormai ricostruito e, tra essi, il deposito della sabbia prelevata, andando così a creare una “naturale” tutela dell’argine ed un normale deflusso della massa idrica al centro dell’alveo, evitando così la distruzione dell’argine. Un secondo intervento, sempre facilmente percepibile dalle immagini, potrebbe essere addossare la sabbia tolta dalla parte centrale del fiume, sempre attraverso il procedimento della “sagomatura”, sugli argini, costruendo un muro protettivo, di solito realizzato sempre con i “gabbioni” in pietra, intorno al nuovo argine di sabbia, questa volta più largo e resistente.
“La sabbia soltanto, per quanto possa essere pressata e lavorata, non resisterà mai alla potenza idrica, nonostante il cambiamento di direzione dell’acqua. La sagomatura, per i non addetti ai lavori, è il normale prelievo della sabbia all’interno del letto del fiume per favorire il passaggio dell’acqua nella parte centrale dell’alveo. Attraverso questa operazione si riporta il corso del fiume verso la sua normale direzione. I pettini nient’altro sono che dei muri, di solito realizzati con “gabbioni” di pietra, che bloccano, nei periodi di poca affluenza idrica, la sabbia trasportata consentendo il facile deflusso dell’acqua, nei periodi di piena invece spingono l’acqua al centro dell’alveo del fiume.
“Come gruppo “Aria Nuova – Riferimento Popolare” – prosegue Madeo – insistiamo affinché l’erosione degli argini fluviali e torrentizi, piuttosto che la “pulizia” degli alvei e dei canali di scolo, diventino una priorità per la nostra Regione e per la nostra Comunità. Facciamo accenno ad altre problematiche, che riguardano direttamente l’esondazione dei fiumi, dei torrenti e dei canali di scolo, e sono la gestione puntuale del patrimonio boschivo ed agricolo di proprietà pubblica ed il controllo delle aziende agricole all’interno del letto del fiume. Troppi danni, parte dei quali non ricevono risarcimenti o ricevono risarcimenti tardivi, sono creati da questa problematica non più rimandabile alle generazioni future”.