Commercialista ucciso nel vibonese: pena ridotta in appello
È stata ridotta in appello a 14 anni di reclusione in luogo dei 17 e 4 mesi rimediati in primo grado, la condanna nei confronti di Giuseppe Zangari, 48enne di Spadola accusato dell’omicidio del commercialista vibonese Bruno Lacaria (all’epoca 52enne), trovato morto in un bosco delle Serre il 27 febbraio del 2017 (LEGGI) e di cui si erano perse le tracce l’8 febbraio precedente.
La richiesta di condanna del pm era invece di 21 anni di carcere. L’imputato (difeso dagli avvocati Giancarlo Pittelli, Michele Ciconte ed Enzo Galeota) è stato condannato dalla Corte d'Appello di Catanzaro per omicidio volontario.
Il 48enne avrebbe anche simulato un avvelenamento da pesticida sotto l'inesistente minaccia di alcuni rapinatori entrati nel suo esercizio commerciale. Una messinscena, secondo l'accusa, per sviare le indagini.
Nelle ore successive alla scomparsa di Lacaria, era stato infatti ricoverato nell’ospedale di Locri a e sostenendo che due uomini col volto coperto lo avrevano raggiunto in un magazzino e costretto a bere il pesticida sotto la minaccia di una pistola (LEGGI).
Il commercialista Bruno Lacaria venne ucciso con un colpo di bastone alla testa sferratogli in un bosco isolato nel territorio comunale di Brognaturo, al confine fra le province di Vibo Valentia e Catanzaro.
L’imputato aveva confessato il delitto ai carabinieri di Serra San Bruno ed al pm della Procura di Vibo Valentia, Filomena Aliberti. Si era presentato spontaneamente ai carabinieri spiegandogli sia il movente che le modalità dell’omicidio e indicando anche il luogo dove avrebbe poi gettato il cadavere (LEGGI).
Zangari è stato anche condannato a risarcire in separata sede i familiari della vittima.